Il conformista
di Bernardo Bertolucci
con Jean-Luis Trintignant, Stefania Sandrelli, Dominique Sanda, Gastone Moschin
Drammatico, 112 min., Italia-Francia-Germania Ovest, 1970
*** ½
Ciò che colpisce di questo film è sicuramente la ricerca puntigliosa dell’inquadratura perfetta e la costruzione del racconto. Tratto da un romanzo di Moravia, non tradisce i temi cari allo scrittore (soprattutto la critica alla società borghese) ma li piega alle proprie esigenze. Ci sono così, in nuce, tutte le tematiche che troveremo nella produzione bertolucciana successiva: la contrapposizione fascisti/antifascisti, le manifestazioni di piazza al grido di bandiera rossa, il sesso come convenzione sociale.
Poetry
di Lee Chang-dong
con Jeong-hie Yun, Da-wit Lee, Hira Kim
Drammatico, 139 min., Corea del Sud, 2010
***
Come rappresentare la miseria umana attraverso la frizione tra la bellezza (la voglia di poetare dell’anziana protagonista) e la bruttezza (ciò che ha fatto il nipote insieme ai suoi amici e la reazione dei genitori) che abitano la società. Operazione riuscita, pur con qualche sbavatura.
Il pranzo di Babette
di Gabriel Axel
con Stéphane Audran, Brigitte Federspiel, Bodil Kjer, Jarl Kulle
Commedia, 102 min., Danimarca, 1987 ** ½
In un paesino danese di fine XIX secolo due sorelle castrate dal padre pastore protestante accolgono una donna francese che anni dopo si sdebiterà preparando una maestosa cena alla francese che riporterà l’armonia tra i litigiosi seguaci della loro comunità religiosa. Sarà la "deformazione Masterchef", ma della cena qui si vedono solo i piatti finiti e a noi interesserebbe di più la preparazione o, in alternativa, una riflessione meno buonista della società protestante dell’epoca. Trasposizione fin troppo lineare di una storia di Karen Blixen che è riuscita ad aggiudicarsi l’Oscar al miglior film straniero nel 1988.
Albert Nobbs
di Rodrigo Garcìa
con Glenn Close, Mia Wasikowska, Aaron Johnson, Janet Mc Teer
Drammatico, 113 min., Gran Bretagna-Irlanda, 2011
**
Film sull’identità sessuale? No. Film sulla società inglese di fine XIX secolo? No. Esercizio di stile? Neanche. Breve storia spalmata su due ore che poggia tutta sulla buona recitazione di Glenn Close. Cosa rimane? Quasi nulla. Finale patetico.
L’uomo puma
di Alberto Di Martino
con Walter George Alton, Miguel Angel Fuentes, Donald Pleasence
Trash, 96 min., Italia, 1980
*
Classico del cinema trash. E non poteva essere altrimenti. Solo un genio "del cinema spazzatura" poteva concepire un supereroe chiamato Uomo Puma che vola come Superman e che, per giustificare la sua natura felina, tiene le dita delle mani a mo’ di artigli?
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