giovedì 7 ottobre 2021

La (non) recensione di Dune. Ma anche del Collezionista di carte e di Tenet

 


Era da quasi un anno che non andavo più al cinema. Precisamente dal settembre del 2020. In sala Tenet di Nolan. Avevo deciso di non scriverne, e non ne ho scritto. Cervellotico, confusionario, senza capo né coda. Ero molto deluso. Poi il secondo lockdown, in cui mi sono convinto che il Cinema ha ormai cambiato definitivamente forma. Niente più lungometraggi e sale ma solo tante serie tv (storie “brevi ma intense”) su altrettante piattaforme online per una fruizione sempre più casalinga. Ma ho anche pensato che fosse probabilmente la “cattività” a farmi pensare in quel modo. 


Lo scorso mese sono così tornato al cinema, spinto dalla profusione di recensioni positive sul Collezionista di carte. Inutile dire che le aspettative erano molto alte: diretto da uno dei miei registi/sceneggiatori preferiti, storia intrigante, attore protagonista capace. È stato un disastro. Noioso, lento, verboso, scontato. Insomma, un pomeriggio completamente da dimenticare. Pensavo fosse la prova definitiva (inconsciamente cercata) della morte del Cinema in sala. 


Invece, come spesso accade, dopo qualche settimana mi sono dovuto ricredere. Grazie a Dune. Un’opera maestosa, coinvolgente, misurata. Un’opera per la quale, per una volta, sono stato contento d’aver pagato il biglietto. E ne acquisterei ben volentieri un altro per poterla vedere una seconda volta. In sala, perché guardarla in tv non avrebbe senso. 

Andare al cinema ha dunque ancora un senso? Sì, ma solo ad alcune condizioni. La visione di un film in sala deve necessariamente essere un’esperienza. Un momento di pieno coinvolgimento, di spettacolo. Questo però ormai accade solo con i prodotti giusti, ovvero con trame e immagini concepite per questo scopo. Andare al cinema per un’opera che posso tranquillamente vedere nella piccola tv di casa non ha proprio più senso. Ormai già da tempo.

martedì 2 febbraio 2021

Piccola guida ai film di Netflix - 3 filmetti

Cocaine – La vera storia di White Boy Rick 
di Yann Demange 
con Matt McConaughey, Richie Merritt, Bel Powley, Jennifer Jason Leigh 
Drammatico/Biografico, 111 min., USA, 2018 

Detroit anni ’80, capelli cotonati, smercio di armi e di droga per resistere alla crisi. Sono due i punti deboli di questo film. Il primo è che l’ambientazione storica non si avverte. Il secondo è che McConaughey sta interpretando da ormai troppi film sempre il solito personaggio

Voto: 2 su 5



Escape Room 
di Adam Robitel 
con Taylor Russell, Logan Miller, Jay Ellis, Tyler Labine 
Horror, 100 min., USA, 2019 

Sì, è vero, il genere horror langue. È in difficoltà perché non si rinnova e c’è poca fantasia. Forse sconta la concorrenza della vita reale. Sta di fatto che se un prodotto funziona bisogna ammetterlo. 
Incoerente ma coinvolgente. Una buona ora e mezza di divano. 

Voto: 2 ½ su 5

Il Buco 
di Galder Gaztelu-Urrutia 
con Iván Massagué, Zorion Eguileor, Antonia San Juan 
Horror, 94 min., Spagna, 2019 

La Spagna si conferma un’ottima fucina di registi e film horror. In questo ciò che colpisce è l’idea. Sulla messa in scena abbiamo qualche riserva. Nel senso che la storia è un’efficace critica alla società e ai rapporti di potere (come nella migliore tradizione dei film horror) ma spesso Gaztelu-Urrutia si lascia trasportare pigiando troppo il piede sull’acceleratore. Ne escono momenti di puro e gratuito disgusto

Voto: 3 su 5

giovedì 7 maggio 2020

I 5 film flop più belli della storia del cinema


“I 5 flop più belli della storia del cinema”


1. I cancelli del cielo di Michael Cimino (Heaven’s Gate, 1982)


Il film che ha ridotto praticamente sul lastrico la United Artists e la reputazione di Cimino, massacrato dalla critica. E invece l’opera è un concentrato di regia di altissimo livello e mette in campo una maestosità onirica difficilmente equiparabile. 

 


2. The Neon Demon di Nicolas Winding Refn (2016)


Ricerca estetica e narrativa. Sembra una videoinstallazione? Ma è proprio questo il bello.



3. Rapacità di Erich von Stroheim (Greed, 1924)




Von Stroheim pretendeva la perfezione. E fu questo la sua rovina. Ovviamente il film deve essere
contestualizzato, prima e dopo la visione. Ma è un’esperienza che va fatta.



4. Il salario della paura di William Friedkin (Sorcerer, 1977)


Il film ebbe un costo di 22 milioni e ne incassò 12. Un vero e proprio flop inaspettato per un regista che veniva dal successone de L’esorcista (The Exorcist, 1973). Ora è un cult.



5. Donnie Darko di Richard Kelly (2001)


Floppone alla sua prima uscita. Salvo poi lasciare il segno nell’immaginario giovanile (e forse anche nella storia recente del cinema). Può piacere o non piacere. Quello che è certo è che difficilmente si può scordare.

giovedì 30 aprile 2020

I migliori teen movie della storia del cinema


"I 5 migliori teen movie della storia del cinema"

1. Project X – Una festa che spacca di Nima Nourizadeh (2012)


Mockumentary su tre ragazzini sfigati che organizzano una festa che ben presto sfugge al loro controllo. Casinista, divertente, adrenalinico e con una colonna sonora di tutto rispetto.



2. Suxbad di Greg Mottola (Superbad, 2007)


Il film parte un po’ in sordina, ma poi è un crescendo di divertimento e scorrettezza. Difficile da dimenticare.




3. Le regole dell’attrazione di Roger Avary (The Rules of Attraction, 2002)


Tratto dal romanzo di Bret Easton Ellis. Regia visionaria di Avary. Non propriamente un teen movie. Ma il film è troppo cult per non citarlo. I minuti iniziali valgono tutto.




4. Noi siamo infinito di Stephen Chbosky (The Perks of Being a Wallflower, 2012)


Sicuramente una delle opere più riuscite di questo genere. Capace di essere tutto: tenero, duro, dolce, spietato.



5. America Pie

Una pietra miliare per la nostra generazione. Superficiale? Sì. Sessista? Certo. Ma chissenefrega. Lo abbiamo visto tutti, e ci siamo divertiti. Quelli sicuramente che ci hanno intrattenuto di più sono sicuramente il primo capitolo della serie (Paul Weitz, 1999) e, per la sua innocente sgangheratezza, American Pie presenta: il manuale del sesso (John Putch, 2009).



Si possono ovviamente citare, come capostipiti e massimi esponenti del genere, i film di John Hughes (The Breakfast Club, La donna esplosiva, Una pazza giornata di vacanza), Bella in rosa (Pretty in pink, Howard Deutch, 1986), St. Elmo’s Fire (Joel Schumacher, 1985), Porky’s (Bob Clark, 1981), Schegge di follia (Heaters, Michael Lehmann, 1988), Amiche cattive (Darren Stein, 1999).

mercoledì 22 aprile 2020

I film più trash della storia del cinema


"I 5 film più trash della storia del cinema"

1. Megaforce di Hal Needham (1982)


Capolavoro trash. Ace Hunter, il protagonista, combatte il male. Su una motocicletta volante. Vi basta?



2. Robot Holocaust di Tim Kinkaid (I robot conquistano il mondo, 1986)



Un misto tra Conan il barbaro, Terminator, Star Wars, Dune e chi più ne ha più ne metta. E infatti esce un disastro dall’effetto veramente esilarante. Basti pensare agli sfondi di cartone, ai macchinari di plastica, ai vermi di gomma. Un vero must per il genere.

Di seguito il film completo:



3. The Worst Horror Movie Ever Made di Bill Zebub (2005)


Film che vuole essere volutamente un disastro. E lo è, in tutto e per tutto. Storia sgangherata, così come gli effetti speciali, la recitazione e la regia. Alcune scene memorabili per essere veramente troppo scorrette.



4. La croce dalle sette pietre di Marco Antonio Andolfi (1987)


Un uomo si trasforma in lupo mannaro e combatte la Camorra. Lunghe sequenze della crescita dei pelazzi sul suo volto. Vi basta?



5. L’uomo puma di Alberto De Martino (1980)


È come partire per andare a vedere un concerto fantasmagorico e ritrovarsi alla sagra della porchetta. Film dalle velleità hollywoodiane che fa acqua da tutte le parti. Orrendo.

Di seguito il film completo:



P.s. Ringraziamenti doverosi, ancora una volta, a Moro e Manna per avermi ricordato i titoli esatti di queste perle che ci siamo gustati insieme qualche anno fa.

giovedì 16 aprile 2020

I film più violenti della storia del cinema


Per passare questa lunga quarantena inauguriamo una rubrica intitolata “I 5 film più…” che raccoglierà cinque pellicole particolarmente rappresentative per le varie tematiche che di volta in volta verranno trattate.

Non è una classifica e, ovviamente, si accettano segnalazioni :)

Iniziamo con... 

“I 5 film più violenti della storia del cinema”


1. Angst di Gerald Kargl, 1983


Angst è un trattato sulla violenza. Parla delle gesta di uno psicopatico omicida, senza analisi o retorica. Punto.




2. Possession di Andrzej Żuławski, 1981



Definita nel 2006 da David Lynch come “la pellicola più completa degli ultimi trent’anni”, è un viaggio nella violenza del subconscio.




3. Le colline hanno gli occhi di Alexandre Aja, 2006


Remake dell’omonimo film di Wes Craven del 1977, l’opera di Aja è un vero concentrato di violenza slasher che lascia il segno.





4. Funny Games di Michael Haneke, 1997


Un trattato sulla violenza psicologica che tiene col fiato sospeso e con lo stomaco ingarbugliato dall’inizio alla fine. Ha avuto un remake fatto dallo stesso regista negli USA nel 2007, ma non rende come l’originale.





5. A Serbian Film di Srđan Spasojević, 2010


Una "allegoria" dove c’è (quasi) tutto: violenza, porno, torture, necrofilia. Sopra le righe dall’inizio alla fine.



Si possono citare anche:

-       - The Human Centipede (Tom Six, 2009)
-       - I film di Takashi Miike (Audition, Ichi the Killer)
-       - The Green Inferno (Eli Roth, 2013)
-       - I Saw the Devil (Kim Ji-woon, 2010)
-       - August Underground (Fred Vogel, 2001)

Ringrazio il Moro e il Manna per le segnalazioni.


domenica 2 febbraio 2020

Nuova recensione Cineland - 1917 di Sam Mendes



1917 
di Sam Mendes 
con George MacKay, Dean-Charles Chapman, Mark Strong 
Guerra, Azione, Drammatico, 119min., USA, UK, 2019 

Bellissimo film d’azione da vedere al cinema, possibilmente nella sala con lo schermo più grande in città. Dico questo perché l’ultimo film di Sam Mendes è intrattenimento prima che ricostruzione storica. Di poco, ma è così. 

Le trincee brulicano di soldati sporchi e affamati, il campo di battaglia è fangoso, pieno di buche abitate da cadaveri e carcasse di animali in decomposizione. Ma quello che riempie letteralmente lo schermo è la "missione a livelli" (sì, quasi come in un videogioco) che ha per protagonisti due soldati incaricati di fermare un attacco suicida. La telecamera li segue in due (finti) piani sequenza che mettono in luce tutta la bravura del regista e della sua squadra. Due veri e propri capitoli distinti che concorrono a comporre la stessa storia, con momenti di pathos, momenti di suspense, momenti onirici e momenti di pura poesia. 

Detto così sembrerebbe essere tutto perfetto. Invece qualche momento di troppo di computer grafica e un protagonista che a tratti sembra più un supereroe che un uomo fatto di carne e ossa (cosa già vista nella seconda parte di Revenant) tolgono forza ad un film che altrimenti sarebbe stato memorabile. 

Voto: 4 su 5 

(Film visionato il 25 gennaio 2020)
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