Registi di Parma – Intervista a Daniele Zinelli
Daniele
Zinelli è un regista sui generis. Dai
cortometraggi Tradizione di famiglia
e 1989: Last Hero emerge in modo limpido
e prepotente la sua cifra stilistica, frutto di un percorso che si è alimentato e tutt'ora si alimenta di una ben precisa filmografia anni Ottanta. I riferimenti a
pellicole “secondarie” come Night Game
e Splatters sono il paradigma della
sua attenzione per la mescolanza degli stili e dei generi, da lui considerata
come il migliore stratagemma per trattare tematiche di critica sociale e aprire
le proprie opere a molteplici pubblici e piani di lettura.
Riferimenti
culturali
1. Da
dove nasce il tuo amore per il cinema?
Da bambino, quando
internet ancora non c’era, ricordo che stavo alzato fino a tardi per guardare i
film che passavano in tv. Soprattutto quelli degli anni Ottanta, che amo e che mi
hanno segnato in modo indelebile. Penso a I
Goonies, Gremlins, Invaders, Indiana Jones, Critters, E.T., Ghostbuster, 1997: Fuga da
New York, Ammazzavampiri, Nightmare…
2. Quali
sono i tuoi registi di riferimento?
Troppi per elencarli
tutti. Cito Carpenter, i fratelli Coen, Tobe Hooper, Joe Dante, Mario Bava, Elio
Preti, Lucio Fulci, Woody Allen, John Landis.
3. Quali
film annoveri tra i capolavori?
Dipende sempre dal
genere. Comunque: Il grande Lebowski,
La maschera del demonio, I sette samurai, Basta
che funzioni, Fantozzi, 8 ½, Night
Game – Partita con la morte, Halloween,
La Mosca.
4. Quali
sono i film che riguarderesti all’infinito?
Splatters
– Gli schizzacervelli,
Ragazzi perduti, Il seme della follia, Ghostbuster,
I Goonies, Ritorno al futuro, e un po’ tutto il cinema per ragazzi anni Ottanta.
5. Quali
sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
AC/DC, Elvis, Led Zeppelin,
Lynyrd Skynyrd, Bon Jovi, Def Leeppard e dipende un po’ dalla giornata.
6. Quali
sono i libri e gli autori letterari che ami?
Stephen King, Dan Simmons, Joe Hill, Pietro Gandolfi e Dostoevskij.
Processo
creativo
7. Da quali
idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Nascono da tutto
quello che leggo o guardo. Mi permetto di fare un’autocitazione dal corto 1989: Last Hero: “Ogni buona storia ha
il suo eroe e ogni storia non nasce dal nulla, ma dalla scintilla di un’altra
storia.”
8. Quando
trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Nel poco tempo che
riesco a ritagliarmi nella settimana. In genere il sabato, la domenica o la
sera verso le 23.
9. Cortometraggio
o lungometraggio? Perché?
Non ho preferenze. Le
belle storie sono belle storie, le belle immagini sono belle immagini. Le
emozioni non hanno etichette, per questo preferisco sempre quello che mi lascia
qualcosa.
10. Le
scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Quasi sempre sono
frutto della mia immaginazione, anche se alle volte hanno qualche rimando a scene
di vita.
11. I
personaggi sono ispirati a persone reali?
No. Preferisco creare
personaggi fittizi che abbiano lo scopo di rimandare al reale, ad un sottotesto
sociale meno esplicito.
12. Sei
incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico,
drammatico o
fantascientifico?
Tradizione
di famiglia
è una commedia nera, Time Lapse ha
venature fantascientifiche e 1989: Last
Hero è un thriller/horror. L’unico genere che non ho ancora trattato è quello
drammatico. Non perché non mi piaccia, ma perché a mio parere è un genere fin
troppo abusato nel cinema italiano. Il cinema di genere dovrebbe avere molto
più spazio nel nostro paese e io, nel mio piccolo, sto cercando di valorizzarlo
come posso.
13. Cosa
cerchi di comunicare? A chi?
Cerco di comunicare agli
spettatori la mia passione, di fargli capire che anche attraverso storie
surreali di genere si nascondono messaggi e critiche sociali molto più feroci
di un qualsiasi film drammatico di denuncia. Cerco sempre di strutturare
l’opera in più piani di lettura, in modo che chi guarda una mia opera possa godersi
la storia messa in scena e allo stesso tempo, qualora abbia voglia di
approfondire, capire il sottotesto di critica sociale.
Processo
realizzativo
14. Come
scegli gli attori?
Li scelgo
principalmente in base alla loro affidabilità e alla loro voglia di partecipare
al progetto proposto. Deve essere qualcosa in cui credono anche loro, non solo
io. Attori entusiasti sono anche, di conseguenza, attori molto più bravi. Ho
sempre lavorato a zero budget, quindi coinvolgere al meglio un attore e valorizzarlo
in una pellicola ritenuta sulla carta valida è la migliore ricompensa possibile.
15. In
base a cosa scegli le location?
Diciamo che le
location vengono scelte, la maggior parte delle volte, già in fase di
sceneggiatura. Nel senso che mentre scrivo penso a posti e scenari plausibili
che non richiedono permessi. Così ho la possibilità di girare evitando possibili
magagne burocratiche. In pratica le location sostengono la sceneggiatura e
viceversa, in un connubio il quanto più realizzabile possibile.
16. Preferisci
girare in interni o in esterni?
Non ho particolari
preferenze. Tuttavia, se si vuole ricreare una certa atmosfera, sono cosciente
che ce la si possa giocare più facilmente grazie a luci posizionate in modo
strategico in interni. Cosa che si può sicuramente fare anche all’esterno, se
si gira di sera senza luce naturale, ma che diventa cosa ben più complicata non
avendo prese di corrente a portata di mano.
17. Che
macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Mi avvalgo di una
Canon 550d. Il suo maggior pregio è quello di avere obbiettivi intercambiabili
e di essere molto maneggevole.
18. Qual
è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Mi piacciono molto le
carrellate, anche se per motivi di attrezzatura, tempo e mezzi non ne ho mai
usate molte.
19. Com’è
organizzata una tua giornata di riprese?
Mi faccio una
scaletta delle cose da girare in quella precisa giornata. Poi quasi sempre giro
tutto il giorno, dal mattino presto fino alla sera, perché le riprese sono
sempre concentrate in poche giornate molto dense in modo da ottimizzare il poco
tempo di tutti i partecipanti al progetto.
20. La
sceneggiatura cambia in corso d’opera?
No, la sceneggiatura
non cambia. Succede spesso che vengano fatte delle piccole variazioni, ma la
struttura rimane inalterata.
21. Lasci
i tuoi attori liberi di improvvisare?
Dipende dalla scena,
anche se generalmente il “cuore” deve rimanere intatto. Tuttavia se si sentono
più a loro agio ad interpretare una scena in un modo più vicino alla loro sensibilità
rispetto a come l’avevo strutturata io e vedo che funziona, lo accetto di buon
grado.
22. Quali
indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
In linea di massima gli
chiedo di essere il più naturali e rilassati possibili e di ripercorrere
mentalmente e cercare nel proprio vissuto quel tipo di emozione che chiedo loro
di interpretare.
23. Hai
dei collaboratori?
Certo, da solo non avrei
potuto fare nulla di quello che ho fatto. Questo è un veloce elenco delle
persone con cui ho collaborato: Matteo Macaluso, Stefano Terenziani, Michele
Coser, Carlo Rizzelli, Matteo Biacca, Anna Mazza, Francesco Rabaglia, Marco
Soccol e Andrea Ferraguti, con il quale ho co-diretto Time Lapse.
24. Quanto
è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
Penso che la musica
sia una parte fondamentale del film. Aiuta a trasmettere a chi guarda quel particolare
tipo d’emozione che hai pensato di veicolare in quella precisa scena. Preferisco
utilizzarla quando voglio enfatizzare una scena che ritengo particolarmente
importante, in modo che possa dare voce alle emozioni dei personaggi.
25. Quanto
ritieni sia importante il montaggio?
Il montaggio è il
film. Con un ottimo montaggio anche un brutto girato migliora di parecchio,
rendendo il prodotto finito accettabile. Viceversa, un pessimo montaggio rovina
quello che, partendo da un ottimo girato, poteva essere un capolavoro.
Il
prodotto finito
26. Quali
canali sfrutti per diffondere le tue opere?
I festival e YouTube.
Recentemente però, grazie alla Home Movies, 1989:
Last Hero è stato distribuito per il mercato in una raccolta antologica dal
nome Don’t R.I.P.
27. Pensi
subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal
risultato finale?
L’intenzione è sempre
quella di partecipare ai festival. Anche perché cerco di non chiudere mai i
miei lavori in modo frettoloso a discapito della qualità. Il prodotto finale
deve essere sempre dignitoso.
28. Hai
vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Sono arrivato tra i cinque
finalisti dell’“Italian Horror Fest” di Roma per due anni consecutivi: nel 2013
con Tradizione di Famiglia e nel 2014
con 1989: Last Hero. Sono stato
selezionato a tanti festival nazionali e ho vinto come terzo classificato il
premio dell’“Horror Project Festival” nel 2013 con Tradizione di Famiglia.
29. Sei
soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Sono abbastanza
soddisfatto dei miei lavori, anche se ogni volta che chiudo un progetto trovo
sempre tante cose che vorrei cambiare o errori registici commessi. Non ne ho
uno che mi rappresenta più di un altro. Tuttavia il primo cortometraggio, nel
mio caso Tradizione di Famiglia, è
qualcosa che rimane nei ricordi e nel cuore.
30. Progetti
futuri?
Ho pensato a qualcosa,
anche se non ho ancora niente di scritto, dalle tinte horror. Per ora però è
soltanto un’idea. Vedremo col tempo se riuscirò a realizzarla.
Filmografia
- - Tradizione
di famiglia (2012) https://www.youtube.com/watch?v=Jil14jBpcz8&t=3s;
- - 1989: Last Hero (2014) https://www.youtube.com/watch?v=KnFUXFQzpkQ&t=6s;
- - Time
Lapse (2018) (link ancora privato causa partecipazione ai festival)
Biografia
Daniele
Zinelli è nato a Parma il 14/07/1983. È appassionato di cinema, fumetti, libri,
videogames, palestra e action figures.
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