venerdì 27 aprile 2018

Registi di Parma - Intervista a Francesco Campanini


Registi di Parma – Intervista a Francesco Campanini

Francesco Campanini è un professionista del settore. Nato a Parma, attualmente vive a Roma e partecipa come regista e produttore esecutivo a vari progetti cinematografici. Esordisce alla regia esattamente dieci anni fa e nei suoi lungometraggi ha indagato i territori del thriller, dell’horror e del noir. Attualmente sta lavorando ad un documentario, ma l’obiettivo è la realizzazione di un film di fantascienza basato su una sua sceneggiatura.


Riferimenti culturali

1) Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
È nato molti anni fa, quando ero ancora piccolo e i miei genitori mi hanno portato al cinema per la prima volta a vedere un classico Disney. Sono rimasto folgorato e da li è nata una grande passione. Poi c’è stata l’influenza degli anni ottanta dei registi americani. Mi ricordo che passavo tante ore a guardare i film in compagnia di amici, ne parlavamo tutti i giorni e cercavamo d’imitare gli attori e di rifare le scene. 

2) Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Adoro i film di Steven Spielberg, Martin Scorsere, Stanley Kubrick, George Lucas, Christopher Nolan, Billy Wilder, John Ford, Woody Allen, Ridley Scott, Michael Mann, Jean-Pierre Melville.

3) Quali film annoveri tra i capolavori?
Via col vento, Viale del Tramonto, Fronte del porto, Shining, Schindler’s List, A qualcuno piace caldo, Provaci ancora Sam, Biancaneve e i 7 nani, La Rosa di Bagdad, Ombre rosse, Sonatine, Gli spietati, Ben-Hur, Tutti insieme appassionatamente, Un uomo da marciapiede, La stangata, Il cacciatore, Novecento, Il conformista, Balla coi lupi, Il silenzio degli innocenti, 2001: Odissea nello spazio, Aliens - Scontro finale, Gioventù bruciata.

4) Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Una buona parte di quelli che ho elencato sopra.

5) Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Soprattutto i Beatles e gli Oasis. Altri sono Depeche Mode, U2, The Rolling Stone, Bjork, Radiohead, Prodigy, The Verve, AC/DC, David Bowie.
Gli italiani che ascolto di più sono Carmen Consoli, Tiromancino, Samuele Bersani, Caparezza, Elisa, Eros Ramazzotti, Luigi Tenco, Franco Battiato e Lucio Battisti.

6) Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
I libri che mi fanno sognare subito, come i grandi classici della letteratura mondiale. Ho bisogno di tuffarmi in grandi avventure, di trovare il coraggio di spingermi oltre il limite per inseguire sogni e ideali. Per questo cito Guerra e pace, Il nome della rosa, I miserabili, La Divina Commedia (Inferno), I racconti di E.A.Poe, l'Origine delle specie, Viaggio di un naturalista intorno al Mondo, Delitto e castigo. E poi alcuni classici come: Dalla terra alla luna, 20.000 leghe sotti i mari, Il giro del mondo in 80 giorni, Io Robot, Le avventure di Lucky Starr, La macchina del tempo, L’uomo invisibile e La guerra dei mondi.

  
Processo creativo

7) Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Mi piace lavorare a progetti di film di genere noir/poliziesco e thriller/horror, ma il mio vero sogno è poter realizzare un film di fantascienza.

8) Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Il tempo per scrivere è sempre poco, perché bisogna fare i conti con gli impegni della vita quotidiana. Ogni tanto riesco ad estraniarmi per alcuni brevi periodi durante la settimana, dicendo di no a tutto quello che mi potrebbe distrarre. Oltre al tempo che dedico alla scrittura quando sono a casa, ci sono tre posti in cui cerco di andare il più spesso possibile per abbandonarmi completamente ai miei pensieri. A Parma mi piace passeggiare nel Parco Ducale, mentre quando sono a Roma mi piace molto camminare sull’Appia Antica. Ma soprattutto mi siedo su una panchina sul Palatino (dentro ai Fori Imperiali) a prendere appunti e ad immaginarmi la storia. Proprio su quella panchina è nata l’idea per il film di fantascienza.

9) Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
Lungometraggio. È il miglior modo per raccontare una storia e far uscire tutto il background dei personaggi. Esistono anche dei cortometraggi ben fatti, ma il film è Cinema con la C maiuscola. Quando lo progetti devi pensare a tanti aspetti che per molti versi sono simili al corto (come la preparazione della giornata di riprese, il set, ecc.) però hai più tempo per lavorare con gli attori e puoi dargli più spazio per fargli conoscere meglio il loro personaggio.

10) Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Alcune cose sono frutto di fantasia per andare a completare degli aspetti secondari della storia o dei personaggi. Il resto è preso un po’ da quello che ho vissuto, da racconti di altre persone e soprattutto da quello che ho letto nei romanzi o visto nei film che mi piacciono.

11) I personaggi sono ispirati a persone reali?
Sì, assolutamente.

12) Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
Il progetto di fantascienza a cui sto lavorando ha anche caratteristiche drammatiche.

13) Cosa cerchi di comunicare? A chi?
Con il mio nuovo progetto di fantascienza vorrei esprimere ad un pubblico più ampio possibile quali sono i reali problemi a cui stiamo andando incontro a livello globale, sottolineando che se staremo ancora a guardare diventeranno sempre più grandi e incontrollabili.

  
Processo realizzativo

14) Come scegli gli attori?
Guardo molte foto e i book delle agenzie di casting, poi ne scelgo una parte e valuto il provino. Gli attori devono avere la capacità di entrare nel personaggio e trasformarsi in esso il più possibile.

15) In base a cosa scegli le location?
La location deve essere bella visivamente e curata, perché deve dare allo spettatore la sensazione di esserci dentro assieme agli attori. Ogni location deve però ricreare l’atmosfera giusta per il tipo di storia che si sta raccontando. Non ci sono location “di passaggio” perché tutto rimane impresso e se si cominciano a vedere difetti o povertà di scenografia, chi guarda si distrae e perde interesse.

16) Preferisci girare in interni o in esterni?
Per le storie che ho in mente attribuisco la stessa importanza sia agli interni che agli esterni.
Mi piace girare in esterno perché posso avere accesso a posti che mi piacciono molto e a cui talvolta il pubblico non ha accesso.
In interno apprezzo la comodità di essere in un ambiente totalmente a mia disposizione a qualunque orario e con la possibilità di modificare la scenografia anche un attimo prima di girare.

17) Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Quando ho fatto il primo film non c’erano tutte le macchine da presa di oggi e per noleggiare quelle più professionali ci voleva un budget abbastanza alto. In questi anni ho vissuto la trasformazione per rendere le videocamere sempre più maneggevoli. Lo stesso ha riguardato l’attrezzatura.
Per quello che mi riguarda deve esserci un tempo di preparazione e assemblaggio relativamente breve e una certa comodità di utilizzo. Una componente importante, oltre alla buona qualità della macchina in sé, dev’essere nelle ottiche. Non devi per forza utilizzare un Red 8k se poi registri nel formato più piccolo per non consumare i giga della scheda, degli hard disk e poi non fai un color correction adeguata. Bisogna saper scegliere il giusto formato sia per la ripresa sia per la post-produzione.

18) Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Dipende dalla situazione e cerco sempre di muovere la macchina da presa nel modo più consono ad ogni scena. La macchina a mano è comunque quella che preferisco in assoluto, ma non può andare bene per tutte le inquadrature. Amo le inquadrature molto larghe (come quelle in Balla coi lupi) in cui vedi insieme attori e panorami mozzafiato. Un’altra comodità di oggi è che non hai più bisogno dell’elicottero. Col drone riesci a fare bellissime inquadrature dall’alto.

19) Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Tutto è scandito da un piano di lavorazione e da un direttore di produzione che coordina e organizza la giornata lavorativa. Si parte al mattino presto e si finisce la sera tardi. Le giornate sono impegnative ma sono esperienze indimenticabili. Possono capitare degli imprevisti, come la pioggia quando giri in esterno e devi avere i “cover set” per non stare fermo e buttare la giornata. 

20) La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
Mi piace pensare alla sceneggiatura finale come alla miglior versione scritta per quello che si vuole raccontare e allo stesso tempo avere ancora un margine di miglioramento che può arrivare in corso d’opera.

21) Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Solo per poche battute, perché anche una piccola variazione potrebbe variare il senso narrativo e non collegarsi perfettamente col resto della storia. Alcune volte però le improvvisazioni hanno migliorato la scena grazie alla bravura e all’esperienza degli attori.

22) Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Cerco di dargli più indicazioni possibili per farli diventare in modo naturale il loro personaggio. Durante le prove analizziamo tutti gli aspetti e poi proviamo le battute cercando di ricreare l’atmosfera della scena. Le prime volte li lascio liberi d’interpretare a loro modo e poi comunico il mio punto di vista e si continua a lavorare fino a che non si raggiunge l’obbiettivo.

23) Hai dei collaboratori?
Sì. Con Luca Magri (attore e regista) abbiamo lavorato ai due film Il solitario e La casa nel vento dei morti. Ci conosciamo dai tempi della scuola e abbiamo sempre cercato di andare in questa direzione, cercando persone che potessero aiutarci a realizzare un lungometraggio. Questi due progetti li abbiamo pensati e creati con tanta passione e determinazione. Altre due figure importanti che ho conosciuto durante la lavorazione al secondo film sono stati Antonio Amoretti e Pietro Corradi che hanno successivamente prodotto il film Il vincente, esordio alla regia di Luca Magri.

24) Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
La musica è molto importante e deve essere dosata nel modo giusto. Mi piace quando c’è il giusto equilibrio e la musica ti trascina e sottolinea la scena per poi sparire e ritornare. Mi attrae molto anche in quei momenti che sottolineano sentimenti forti di passione, di drammaticità, di tensione.

25) Quanto ritieni sia importante il montaggio?
È molto importante e a volte una buona idea in questa fase aumenta la forza di una scena. Non è tutto però, anche perché il grosso del lavoro lo hai fatto prima. Certo, ti può dare qualcosa in più. Potrei definire il montaggio come “l’ora della verità”, ovvero quella fase in cui ti rendi conto del lavoro che hai fatto, se lo hai fatto bene, se manca qualcosa, o se ti stai avvicinando alla fine del lavoro. 

  
Il prodotto finito

26) Quali canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Il primo film Il solitario è stato distribuito al cinema tramite gli indipendenti regionali ed è uscito in alcune delle principali città italiane. In TV è distribuito da RaiCinema, e in HomeVideo da CG Entertainment.
Il secondo film La casa nel vento dei morti è stato distribuito al cinema tramite il circuito The Space Cinema, in TV da RaiCinema, in HomeVideo da Dynit e per lo streaming da iTunes e Amazon.

27) Pensi subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal risultato finale?
Non ci penso subito ma credo che sia un buon mezzo per far conoscere la propria opera e un ulteriore riconoscimento al lavoro fatto.  

28) Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?

IL SOLITARIO (Lungometraggio)

   -      Evento speciale al "Noir in Festival di Courmayeur" (IT) 2008

    Selezione ufficiale "Accadde Domani-Nuovo Cinema Italiano" (IT) 2009
    Luca Magri vincitore "Miglior attore protagonista" al "Mantova Film Fest" (IT) 2009
    Francesco Campanini vincitore "World Cinema Best Director" al "Phoenix Film Festival" (USA) 2010
    Vincitore del "Silver Remi Award" al "WorldFest-Houston" (USA) 2010
    Selezione ufficiale "B-movies, Underground & Trash Film Festival" (NL) 2010 

LA CASA NEL VENTO DEI MORTI (Lungometraggio)

- Selezione ufficiale al "B-movies, Underground & Trash Film Festival" di Breda (NL) 2012
- Selezione ufficiale al "ToHORROR Film Fest" di Torino (IT) 2012
- Selezione ufficiale al "Horror Project Film Festival" di Roma (IT) 2012

GIUSEPPE VERDI E LA GLORIA - IL MONUMENTO DEL CENTENARIO (Documentario)

- Selezione ufficiale al “Busseto Verdi Festival” - 2015
- Selezione ufficiale al “Roma Cinema DOC” - 2016
- Selezione ufficiale al “Istanbul International Architecture and Urban Films Festival” - 2016

29) Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Sono abbastanza soddisfatto, anche se c’è qualcosa che vorrei cambiare.
Il primo film però non si scorda mai! Forse per il brivido lungo la schiena che correva ogni giorno di ripresa (un po’ perché era la prima volta e non sapevo come sarebbe andata a finire, un po’ per la felicità di fare quello che avevo sempre sognato), forse per l’atmosfera che si era creata con tutto il cast e la troupe o forse semplicemente perché ero pieno di emozioni positive e stavo concretizzando un progetto complesso con gangster, inseguimenti, rapine, sangue e sparatorie.

30) Progetti futuri?
Sto preparando un documentario che ricostruirà la storia della famiglia Farnese a Parma e del Complesso della Pilotta dalle prime fasi di costruzione e ampliamento per arrivare all’attuale aspetto odierno. L’altro progetto a cui sto lavorando, come dicevo, è un film di fantascienza.


Filmografia

-      - IL SOLITARIO (Lungometraggio), 2008

-      - LA CASA NEL VENTO DEI MORTI (Lungometraggio), 2012

-      - GIUSEPPE VERDI E LA GLORIA - IL MONUMENTO DEL CENTENARIO (Documentario), 2015

http://www.campaninifilm.it (sito ufficiale)




Biografia

Nato a Parma nel 1976, Francesco Campanini ha esordito come regista e produttore con il lungometraggio Il solitario (2008), di cui ha anche firmato il soggetto. Successivamente ha realizzato il secondo film La casa nel vento dei morti (2012), l’episodio “Sei tu il colpevole!” del film P.O.E 3 – Pieces of Eldritch (2014) e il documentario Giuseppe Verdi e la Gloria - Il Monumento del Centenario (2015). Come produttore esecutivo ha curato tre documentari di Francesco Barilli Poltrone Rosse - Parma e il Cinema (2014), Il Regio nel paese del melodramma (2015), I colori nascosti di Benedetto detto Antelami (2017) e il film Il vincente diretto da Luca Magri (2016).

venerdì 20 aprile 2018

Registi di Parma - Intervista a Matteo Macaluso


Registi di Parma – Intervista a Matteo Macaluso

La regia, la fotografia, il montaggio, sono tutte fasi che Macaluso conosce e padroneggia perfettamente. Basti guardare Al crepuscolo o Tears, opere che lasciano a bocca aperta per la loro assoluta qualità. Non stupisce allora che dalle sue risposte si evinca un profondo rispetto per la settima arte. Una sorta di “religiosa” venerazione che affonda le sue radici nell’infanzia e che si alimenta giorno dopo giorno con ogni suo lavoro.


Riferimenti culturali

1) Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
È una passione che mi accompagna fin da ragazzo. Ho sempre avuto un sorta di attenzione particolare e appagamento dalla narrazione per immagini, partendo dai cartoni animati fino ad arrivare al cinema. Credo che parte di questo amore mi sia stato trasmesso da mio padre. Ricordo che portò a casa uno dei primi videoregistratori. Vedevo i film entrare in casa in quelle particolari custodie di plastica, e mi innamoravo delle locandine. Uno dei primi film che vidi fu Terminator di James Cameron. E, in particolare, la potenza dell’immagine stampata sul manifesto mi è rimasta tutt’ora impressa.

2) Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Ho vissuto in modo molto forte gli anni Ottanta. In quel periodo ero un bambino e al cinema vidi molti dei film della nuova Hollywood che con il tempo sono diventati dei classici. Quello fu il mio imprinting cinematografico. Solo dopo, in tempi più recenti, sono entrato in contatto con il cinema italiano e quello d’autore. Ma molto del mio immaginario lo devo ai registi che animarono quel mio primo periodo: da Steven Spielberg a Robert Zemeckis, passando per Brian De Palma, Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.

3) Quali film annoveri tra i capolavori?
In prevalenza la cinematografia americana degli anni Ottanta e Novanta. Mi reputo un grande amante del cinema di genere, cosa che sento mancare molto nel cinema italiano di oggi, anche se qualche giovane autore sta tornando ad esplorarlo. Non sarei in grado di fare una classifica. Ne cito solo alcuni: E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Lo squalo, Ritorno al Futuro, Shining, Blade Runner. Mi fermo, perché rischia di diventare una lista infinita.

4) Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Praticamente quelli che ho appena citato.

5) Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Ascolto un po’ di tutto, senza pregiudizi. Da ragazzo divoravo molte colonne sonore, che ascolto tuttora.

6) Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
Come per il cinema, il genere ha un posto privilegiato anche in letteratura. Ricordo di aver amato tutta la serie di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle e tutta la letteratura horror dei primi del Novecento, in particolar modo Poe e Lovecraft.
Per quel che riguarda gli autori contemporanei ho un debole per Stephen King, che credo abbia contribuito a plasmare gran parte dell’immaginario cinematografico horror contemporaneo. Si pensi ai vampiri, inseriti in un contesto sociale moderno. Prima di Le Notti di Salem una visione cosi non esisteva.


Processo creativo

7) Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Non c’è una regola. A volte è un personaggio a farti venire in mente una storia, a volte è un luogo, altre volte alcuni fatti visti o letti. In generale penso sia il frutto inconscio di un’elaborazione di tutto ciò che mi ha formato a livello letterario e immaginifico, compreso il cinema.

8) Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Una volta lo facevo nei ritagli di tempo, la notte soprattutto. Ora mi occupo totalmente di produzione video e allora, per fortuna, ho più tempo da dedicare alla scrittura.

9) Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
A mio modo di vedere non esiste una forma migliore dell’altra. Se hai in mente una storia devi trovare il modo più efficace di raccontarla, nella forma che più le è congeniale.
Io tendo a preferire la via che mi permette di avere un risultato credibile. In questo senso ritengo che abbia molto più senso lavorare ad un prodotto di 5 minuti fatto molto bene piuttosto che ad un’opera di oltre un’ora che però non ha le qualità per reggersi in piedi da sola.
Trovo che il corto sia una palestra utile per chi deve imparare a sviluppare e sperimentare il linguaggio per immagini e i vari registri narrativi. Al momento non ho ancora diretto un lungo, anche se ho preso parte alla produzione di film di alcuni amici registi. Ho scritto alcune storie per un lungo ma non si sono mai create le condizioni per produrre un lavoro che avrei ritenuto soddisfacente. Gran parte del lavoro, ancora prima di andare sul set, è capire se si creeranno le circostanze per realizzarlo.

10) Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Nascono da un mix di entrambi.

11) I personaggi sono ispirati a persone reali?
Anche in questo caso l’abilità sta nell’integrare il reale nel fantastico e viceversa. Il cinema credo abbia ancora bisogno di fiction. E per fiction non intendo qualcosa di poco credibile. Intendo che occorre una predisposizione ad inventarsi personaggi o situazioni che non siano solo “metto-una-camera-e-giro-quello-che-è-la-realtà-nuda-e-cruda”, altrimenti ci si ritrova in una dimensione che è più vicina a quella del documentario.

12) Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
Dipende dalla storia. Tuttavia nella mia filmografia sono maggiormente presenti situazioni drammatiche o fantastiche.

13) Cosa cerchi di comunicare? A chi?
Tendo a privilegiare l’emotività. In genere, in base alla storia che sto raccontando, riesco ad individuare su quale emozione mi sta portando il progetto e lavoro su quello. Credo che questo mi permetta di entrare in contatto con quella parte di pubblico più vicina a quel tipo di sensazione e alla mia sensibilità.


Processo realizzativo

14) Come scegli gli attori?
Molto spesso considero la fisicità che ritengo essere adatta al ruolo. Molti dei miei primi lavori – ma questo capita anche adesso – si sono avvalsi della collaborazione di amici, anche attori non professionisti, amanti di cinema.

15) In base a cosa scegli le location?
Le scelgo in base al tipo di storia da raccontare e all’atmosfera che ritengo adatta alla narrazione di certi momenti.

16) Preferisci girare in interni o in esterni?
Dipende dalla location. Tendo a preferire la qualità, senza alcun tipo di preferenza. Certo, è vero che in interno si possono controllare più situazioni a livello tecnico di quanto non succeda in esterno. In interno però è molto più complicato trovare una location all’altezza, a meno che non si abbia in squadra un buon location manager o un buon scenografo.

17) Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Ho potuto lavorare con macchine diverse, sia in occasione di miei progetti che di altri. Nei miei progetti ho iniziato utilizzando le mitiche mini-dv con una Panasonic DVX-100, poi sono passato ad una Canon 7D ed ora uso Blackmagic.

18) Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Mi piacciono le carrellate e, quando posso, tendo ad utilizzarle. Ma a queste abbino ovviamente anche tutti gli altri movimenti di macchina.

19) Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Nelle giornate intense si parte presto il mattino e si finisce tardi la sera, con poca pausa. Purtroppo molti dei progetti realizzati sono produzioni indipendenti in cui non si ha molto tempo e allora bisogna ottimizzare ogni aspetto.

20) La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
La struttura del racconto no, ma è possibile che qualche dialogo venga limato se diventa una necessità dell’attore.

21) Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Lascio loro il modo migliore di esprimere un concetto purché ne mantengano il senso narrativo e il ritmo.

22) Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Consiglio di cercare di essere più naturali possibili senza esagerare nell’interpretazione. Ogni tanto suggerisco anche scene di film da vedere se in esse vi è un indicazione di ritmo o un particolare atteggiamento.

23) Hai dei collaboratori?
Ne ho, ne ho avuti e spero sempre di averne in futuro. Il cinema è lavoro di gruppo e di confronto.
Alcuni tra i più storici collaboratori hanno seguito la postproduzione o la produzione dei miei progetti. Tra di essi voglio menzionare Matteo Di Simone (sound designer), Piernicola Di Muro (compositore), Saverio Settembrino (compositore), Gianluca Palma (fotografia), Gianluca Ceresoli (fotografia), Francesco Capone (vfx), Roberto Manfredi (fotografia). E altri amici che hanno accompagnato le mie produzioni: Matteo Biacca, Massimiliano Niero, Maurizio Notari, Carlo Rizzelli, Federica Pini, Angelica Mila e Raffaele Salvaggiola, con il quale sto condividendo tutti i miei attuali progetti.
I collaboratori più importanti sono quelli che, nonostante tu abbia con loro un rapporto di amicizia, hanno il coraggio di dirti se un lavoro che hai fatto e magari li vede coinvolti ha qualcosa di brutto o che può essere sistemato. Se si vuole migliorare occorre affrontare la realtà e anche guardarsi molto attorno, per avere un sano confronto.

24) Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
Quando serve, molto. La musica è un elemento narrativo del film e usata sapientemente diventa un utile mezzo espressivo per creare un’emotività o una suggestione. Ma non bisogna abusarne. Diciamo che la musica non deve diventare un riempitivo per mascherare una povertà insita nella scena. Trova un suo senso quando vi è dietro un’indicazione registica.

25) Quanto ritieni sia importante il montaggio?
Il montaggio è fondamentale. È una riscrittura del film. Spesso si evita di apportare correzioni poco rilevanti su una sceneggiatura se si sa che poi si può intervenire al montaggio. Grazie al montaggio un film può prendere una forma diversa rispetto a quella prevista in sceneggiatura.


Il prodotto finito

26) Quali canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Al momento sempre e solo festival e web.

27) Pensi subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal risultato finale?
Se un’opera ti sembra realizzata bene credo che la partecipazione ad un festival possa servire a farla entrare in contatto con un pubblico che non sia composto solo da coloro che vi hanno lavorato. È utile per permettere all’opera di essere al centro di un confronto.

28) Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Ho avuto riconoscimenti con alcuni dei miei cortometraggi. Vercinge, Al Crepuscolo, Tears, Mio Padre, Stateless sono tutte opere che hanno ricevuto riconoscimenti in territorio nazionale. Alcune di queste sono anche state selezionate per manifestazioni internazionali.

29) Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Riguardi le tue opere e ogni volta le rivaluti alla luce del presente. Sono felice di tutti i lavori fatti però si cresce, si cambia il punto di vista e il modo di vedere  e valutare le cose. Oggi rivedo alcune mie opere e penso che se le dovessi rigirare lo farei in modo differente. Ma ogni cosa deve essere vissuta nel suo tempo.

30) Progetti futuri?
Sto lavorando ad un cortometraggio per una scuola che vedrà la luce ai primi di maggio e presto uscirà il primo episodio di una serie web di genere, un thriller fantapolitico.


Filmografia

-       - Stateless, 2005 (cortometraggio)
-       - Vercinge, 2009 (cortometraggio)
-       - Al Crepuscolo, 2011 (cortometraggio)
-       - Tears, 2012 (cortometraggio)
-       - Mio padre, 2017 (cortometraggio)
-       - Rifugio, 2018 (cortometraggio)
-       - Altromondo, 2018 (serie web)

-       - La passeggiata dello scettico, 2005 (cortometraggio) - sceneggiatura, produzione
-       - 1/2, 2016 (lungometraggio) - assistente fotografia
-       - Un'altra via, 2017 (cortometraggio) - assistente fotografia



Biografia

Matteo Macaluso nasce a Parma nel 1979. Fin da ragazzo è appassionato di cinema e arti visive. Nel 2001 frequenta e si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica dell'Antoniano e si cimenta per la prima volta nella regia. Frequenta un seminario tenuto dalla regista internazionale Jane Campion. Dirige il suo primo cortometraggio nel 2004. Continua dirigendo e collaborando alla realizzazione di videoclip e opere di narrativa.

Al Crepuscolo / AT DUSK (Official International Trailer, 2011) from Matteo Macaluso on Vimeo.


TEARS / Prologue - Ep.0 from Matteo Macaluso on Vimeo.

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