Inno alla leggerezza e alla bellezza della vita, questo
breve racconto incarna perfettamente la poetica di Robert Walser, racchiusa nella
contemplazione delle piccole cose che, passo dopo passo, si affacciano sulla
strada dell’esistenza umana.
Tutto diventa possibile per chi intraprende un
viaggio senza progettare un itinerario né fissare una meta alle proprie
peregrinazioni: la natura si anima sotto il suo sguardo incantato, la
quotidianità scivola lentamente sul piano della fantasia, ogni oggetto perde il
suo alone di prosaico grigiore per trasformarsi in un miracolo inaspettato,
tanto sorprendente da fare dubitare persino della sua stessa esistenza.
Ad ogni
passo un nuovo mondo si dischiude sotto il piede del poeta camminatore che,
come un bambino, è capace di imbattersi in spaventosi giganti, incontrare
professori, conversare amabilmente con cantanti e attrici famose, ingaggiarsi
in cortesi ma taglienti tenzoni con sarti perfidi e ironici.
E se il lettore
potrebbe non credere a ciò che gli viene raccontato, in un universo dominato
dalle leggi dell’individualità, dove le percezioni appaiono più concrete della
realtà esterna, i sensi diventano l’unica guida e il solo punto di riferimento:
«la
terra si faceva sogno, io stesso ero divenuto interiorità e procedevo come
dentro di essa. Ogni forma esteriore si dissolse, il finora compreso divenne
incomprensibile».
Colui che passeggia è colto da ogni sorta di pensieri e
di idee così che, ben presto, tra l’incanto e lo stupore, comincia a farsi
strada una sensazione di malinconia e sottile inquietudine, che lo conduce al
dubbio che le meraviglie godute sino a quel momento non siano altro che fiori
da deporre sulla sua tomba al termine del cammino e, fuor di metafora, della
vita stessa.
È su questo pensiero e, insieme, sulla consapevolezza
dell’insolubile intreccio tra felicità ed infelicità dell’uomo, che calano le
tenebre e si chiude il racconto.
La Passeggiata diventa
così emblema della scrittura nomade ed erratica di Walser, solerte
passeggiatore, dell’approccio alla vita velato di nostalgico romanticismo
tipico di uno scrittore che ha condotto un’esistenza difficile e tormentata,
punteggiata di difficoltà economiche e crisi allucinatorie e che solo dopo la
morte è stato ammesso tra i massimi autori di lingua tedesca del Novecento e
posto sullo stesso piano di autori come Kafka, Musil e Rilke.
Robert Walser, La
Passeggiata, traduzione di Emilio Castellani, Milano, Adelphi, 1976.
vedi anche: Carl Seelig, Passeggiate
con Robert Walser, Milano, Adelphi, 1981.
2 commenti:
Anche io l'ho letto e concordo su tutto! Ottima recensione ;)
Miss Piggy
Grazie!!
Torna presto a trovarci!
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