Mirabile affresco del Midwest americano, il romanzo di
Franzen ritrae i fallimenti dello sforzo educativo teso a correggere le
deviazioni dalla “regola” rigida e tradizionalista del Dopoguerra.
Emblema di
questa inadeguatezza sono gli anziani coniugi Lambert, Enid e Alfred, alle
prese con la malattia di quest’ultimo e con le delusioni di un’esistenza agli
sgoccioli, incapaci di approvare le scelte dei loro tre figli ormai adulti, trasferitisi
sulla costa per sfuggire alle pressioni di una famiglia troppo ingombrante.
Ognuno
di loro, nonostante un lavoro prestigioso e una vita esteriormente gratificante,
è irrimediabilmente condannato all’infelicità: Gary, dirigente di banca, vittima
di una depressione strisciante e di una moglie immatura; Chip, che perde il posto
di professore universitario per avere avuto rapporti sessuali con una
studentessa; Desirèe, chef di successo, che dopo il divorzio dal suo capo
intreccia una discutibile relazione con un uomo sposato e poi con la moglie di
questo.
Di fatto, ognuno dei protagonisti avrebbe tutte le carte in regola per
aspirare ad un briciolo di felicità o, perlomeno, di appagamento, ma le loro
esistenze sono talmente confuse e ricche di orpelli, talmente basate
sull'apparenza e l’esteriorità, che non possono fare altro che andare avanti
per inerzia.
I personaggi di Franzen, insomma, sono i perfetti prototipi della
degenerazione della cultura occidentale: uomini e donne della media borghesia,
senza particolari problemi ma depressi e insoddisfatti, che trovano negli psicofarmaci
e nelle droghe un caldo rifugio e sono circondati da persone che non fanno
altro che mettere in luce le loro mancanze e debolezze.
L'autore americano è davvero abile
nel tratteggiare i propri caratteri, umanizzandoli e ritraendoli ognuno con
qualità peculiari e individuali.
Il personaggio a mio avviso più interessante è
senza dubbio Chip, intellettuale di 39 anni ossessionato dal sesso, animato da
velleità sovversive e anticonformiste, ormai troppo vecchio e patetico per gli
abiti di pelle che indossa.
Nonostante le nobili intenzioni, è una caricatura
di se stesso, ancora dedito alla vana ricerca di approvazione da parte dei
genitori, segretamente giudicati responsabili per l’uomo che è diventato.
Il
suo vero problema, infatti, è la mancanza di autostima, acuita non solo dai
rapporti famigliari, ma anche dall’indifferenza dei propri studenti ai temi di
critica sociale che egli potentemente veicola durante le sue lezioni
universitarie e che rimangono sostanzialmente inascoltati: «Tutti quei critici che si danno tanta pena
per lo stato della critica. Nessuno che sappia dire di preciso che cosa non va.
[…] E chi crede di essere libero non è “davvero” libero. E chi crede di essere
felice non è “davvero” felice».
Quasi come una forma di protesta contro il
declino della società occidentale, Chip si fa sedurre dalla giovane e avvenente
Melissa, la studentessa che meno si mostrava interessata alle sue lezioni,
testimoniando suo malgrado che il sesso è sicuramente uno dei due motori della
società americana, ovvio compendio al secondo motore, costituito dai soldi.
Contro questa certezza si era dovuto scontrare a sue spese lo stesso Chip, il
quale «sino a poco tempo prima […]
credeva che in America si potesse avere successo senza guadagnare un sacco di
soldi».
Puntuale contraltare alle velleitarie aspirazioni del figlio, è la
madre Enid, il cui mondo è a tal punto un «miracolo
di perbenismo» che è in grado di emozionarsi per un’enorme piramide di
gamberetti veduta al matrimonio dei ricchi vicini di casa e addirittura si
sente offesa quando, durante una crociera autunnale a lungo sognata, il marito
Alfred spezza l’atmosfera di eleganza cadendo involontariamente in mare.
In
sostanza Enid non riesce a comprendere i bisogni emotivi degli altri, forgiando
nella sua mente i figli e il marito ad immagine e somiglianza di quanto ella si
è prefissata a tavolino: «i suoi figli
non erano intonati all’ambiente. Non volevano le stesse cose che volevano lei e
tutti i suoi amici e tutti i loro figli».
Franzen riesce a trasmetterci con grande efficacia e in modo
assolutamente credibile i pensieri e le emozioni dei personaggi, strutturando
una tecnica narrativa che tornerà anche nel successivo Libertà, caratterizzata dal ricorso a continui flashback funzionali
ad ambientare solo una parte del racconto nel tempo presente, quando l’azione
descritta si è ormai già svolta.
Ne deriva un potente senso di irrimediabilità che avvolge l’intero romanzo e che in forma maggiore di quanto
accadrà in Libertà, qui si colora di
tinte più tragiche e claustrofobiche, nella visione di un passato ormai
irrecuperabile.
Jonathan Franzen, Le Correzioni, Torino, Einaudi, 2005.
2 commenti:
Bellissima recensione! Lo devo leggere assolutamente ;)
Miss Piggy
Grazie!
Te lo consiglio, a me è piaciuto molto, poi sono curiosa di sapere la tua opinione!
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