Registi di Parma – Intervista a Luca Magri
Luca
Magri è attore professionista che ancora fatica a definirsi regista. Eppure nel
2016 ha esordito dietro alla macchina da presa con Il vincente (di cui è anche protagonista) e negli anni precedenti
ha partecipato alla stesura di varie sceneggiature. Ancor prima di essere un
lavoro il Cinema è per Magri una vera e propria passione, che affonda le sue
radici addirittura nella nascita…
Riferimenti
culturali
1. Da
dove nasce il tuo amore per il cinema?
Penso
dalla nascita, visto che a mia madre le si sono rotte le acque quando era al
cinema! Sembra uno scherzo ma è proprio così. Stava guardando un film e dopo
poche ore sono nato.
Fin
dalla prima infanzia sono stato abituato ad andare al cinema. Mio padre è
cinefilo e anche mio nonno lo era. Ricordo quelle prime visioni come esperienze
fantastiche. Poi dalle elementari vedere film grazie al VHS divenne un’abitudine
quotidiana e i miei gusti cominciarono a definirsi: Star Wars, i classici Disney, James
Bond, ma anche film molto tosti per un bambino come 2001: Odissea nello spazio e Apocalypse
Now.
La
svolta vera e propria l’ho avuta a 15 anni, quando andai a vedere con un mio
amico L’armata delle tenebre di Sam
Raimi. Bruce Campbell, il
protagonista, era il mio eroe (e lo è ancora). Volevo essere come lui: un
attore/cineasta. Da quel momento sviluppai una cinefilia patologica e la voglia
d’imparare a recitare. Guardavo di tutto (3 o 4 film al giorno) spaziando dai
classici degli anni Quaranta alla nouvelle vague francese, da Herzog a
Tarantino, dal cinema di Hong Kong ai blockbuster americani degli anni 80 e 90.
A
19 anni Luca Mazzieri, un regista amico di famiglia che stava girando un film a
Parma, mi scritturò per una piccola parte e da quel momento cominciai a
trasformare la mia passione in un mestiere.
2. Quali
sono i tuoi registi di riferimento?
Stanley
Kubrick e gran parte degli autori della new
Hollywood degli anni 70. Ritengo che sia questo il mio periodo di
riferimento. Michael Cimino, Coppola, Scorsese, William Friedkin, John Milius,
Terrence Malick, Lucas. Ma ne amo anche altri che appartengono a correnti ed
epoche diverse: Polanski, Fellini, Jean Pierre Melville, Sam Peckinpah,
Tarantino, Fassbinder, Orson Welles, David Lynch, Visconti, Michael Mann e
potrei scrivere ancora un’altra ventina di nomi.
3. Quali
film annoveri tra i capolavori?
Ho
una quindicina di titoli che ritengo fondamentali per la mia formazione: Il cacciatore, Apocalypse Now, Il padrino,
Arancia meccanica, La sottile linea rossa, 2001: Odissea nello spazio, Il mucchio selvaggio, I senza nome, Barry Lyndon, Vivere e morire
a Los Angeles, I cancelli del cielo,
Mean Streets, Il salario della paura, Un mercoledì
da leoni e l’Othello di Welles.
4. Quali sono i film
che riguarderesti all’infinito?
Quelli
che ho detto prima. Ma potrei aggiungerne altri cento, tranquillamente.
5. Quali
sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Amo
i Doors. Erano davvero all’
avanguardia nella scena musicale californiana di fine anni Sessanta. Mi piace
la musica elettronica anni Ottanta alla Miami Vice (Phil Collins, Genesis,
Peter Gabriel ecc.) e da buon cinefilo ascolto molto le colonne sonore dei film
che amo. In questi ultimi anni mi sono avvicinato alla musica classica, Wagner
e Mozart su tutti. Ma anche Mahler, Puccini e Mascagni.
6. Quali
sono i libri e gli autori letterari che ami?
Omero.
Senza ombra di dubbio. Rileggo i suoi poemi ogni 2 o 3 anni da quando ero
ragazzino. Tutto è nato da lì, non c’è niente da dire, da questo grande poeta
che probabilmente non è mai esistito. L’“Iliade” e l’“Odissea” non sono solo
due poemi epici ma sono le due più
grandi sceneggiature mai scritte. Purtroppo Hollywood non l’ha capito, dato
che i vari studios ne hanno sempre tratto dei film scadenti che ne stravolgevano
la struttura originale.
Adoro
Dostoevskij. Chi ha visto il mio
film sa che ho più di un debito con “Il giocatore”. Tuttavia ritengo che i suoi
capolavori siano “Delitto e castigo” e “L’idiota”. Oltre a Dostoevskij amo in
generale la grande letteratura russa: Gončarov, Puškin, Tolstoj.
Di
altre epoche e nazionalità ammiro Ovidio, Guy de Maupassant, Verga ,Fitzgerald
e la Yourcenar. Ultimamente mi ha colpito tantissimo “Berlin Alexanderplatz” di Alfred Doblin. Lo ritengo il più grande
romanzo del Novecento.
Tra
gli scrittori più contemporanei cito Edward Bunker e James Ellroy con i loro noir-crime.
Peccato che Bunker ne abbia scritti pochi, perché è un vero fuoriclasse.
Leggo
molto anche fumetti e manga. Al
giorno d’oggi come si fa a non definire capolavori o addirittura letteratura
alta opere come “Devilman” di Go Nagai e “Watchmen” di Moore?
Processo
creativo
7. Da quali
idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Non
mi ritengo un regista nel vero senso del termine. Dal 2015 ad oggi ho diretto
solo Il Vincente e uno spot. Il mio mestiere è quello dell’attore.
Però nel tempo ho letto i copioni che mi venivano offerti e ho scritto sceneggiature
che sono diventate film sviluppando una certa ricerca di idee. Mi viene da
rispondere egoisticamente che quando penso ad un film cerco di sviluppare o
ideare quello che ritengo più giusto per me e la mia carriera.
8. Quando
trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Ormai
è diventato un secondo lavoro. Dal 2007 ad oggi ne ho scritte cinque. La sesta la sto scrivendo adesso ma non lo
faccio mai da solo. Lo faccio sempre insieme ad altri perché ritengo che sia
giusto affrontare questa fase attraverso più punti di vista. Del resto, a
dimostrazione di quanto sia importante il lavoro di squadra, posso dire con un
pizzico di ironia che l’unica volta che ho scritto una sceneggiatura da solo il
film non si è fatto e il mio lavoro non è stato opzionato da nessuno.
Quando
sono in fase di scrittura insieme ai miei co-sceneggiatori mi occupo quasi
esclusivamente di quello per almeno due o tre mesi. Poi, nel tempo, si capisce
subito se il film verrà finanziato e in questo caso ci si lavora ancora, per
migliorarlo. Al contrario, se il film economicamente non riesce a partire, lo
script viene abbandonato.
9. Cortometraggio
o lungometraggio? Perché?
Lungometraggio.
Purtroppo il mercato del cortometraggio
in Italia è inesistente. Con un cortometraggio puoi cominciare a farti
conoscere a qualche festival, ma se vuoi “campare” di cinema devi realizzare un
lungo perché è l’unico modo per avere uno sviluppo commerciale e trovare un
pubblico vero.
10. Le
scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Dipende
dal film e dal tipo di storia. Per Il vincente
ho praticamente attinto tutto dalle mie esperienze personali e da quelle dei
miei coautori oppure da varie storie che ci venivano raccontate da veri
giocatori d’azzardo.
Quando
ho scritto La casa nel vento dei morti
mi sono inventato tutto di sana pianta, magari prendendo ispirazione da alcuni
film che mi erano piaciuti.
11. I
personaggi sono ispirati a persone reali?
Sì
e no. Per Antonio, il personaggio principale de Il vincente c’è molto di me e dei miei due co-sceneggiatori, mentre
altri personaggi ce li siamo inventati.
12. Sei
incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico,
drammatico o
fantascientifico?
Non
ho preferenze. Sono incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in
qualunque contesto, dipende da che tipo di film voglio fare.
13. Cosa
cerchi di comunicare? A chi?
Cerco
di raccontare al pubblico una storia. Sperando che venga apprezzata.
Processo
realizzativo
14. Come
scegli gli attori?
Volto,
capacità e carattere. Come attore, contando anche i piccoli ruoli, tra cinema e televisione ho recitato in una
ventina di film e in una mezza dozzina di cortometraggi e penso che queste
esperienze mi abbiano dato la maturità e la capacità di scegliere la persona giusta
per un film o un determinato ruolo.
15. In
base a cosa scegli le location?
In
base a quello che c’è scritto nella sceneggiatura. Lo scenografo mi trova
alcune opzioni per una location e a seconda di gusto e agibilità scegliamo
insieme la migliore.
16. Preferisci
girare in interni o in esterni?
In
esterni. È più difficile e quindi
più stimolante. Ma devi scegliere l’orario giusto per rendere le riprese al
meglio.
17. Che
macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Non
ho preferenze. Scelgo a seconda dello stile e della pasta che deve avere il
film. Non sono un fan di determinate macchine da presa. Voglio capire cosa può
essere giusto per il film e cosa il budget a disposizione mi permette di utilizzare.
18. Qual
è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Non
ne ho uno preferito. Decido in base allo stile e al budget la messa in scena
che il film deve avere e cerco di rispettarla. Per Il vincente, dato che non avevamo a disposizione ottiche buone e
attrezzatura di livello come i carrelli, ho fatto una scelta molto semplice ma
penso che abbia funzionato: la prima parte del film è completamente statica
(macchina fissa) perché lo stato d’animo del protagonista è in una fase di
routine quotidiana; nella seconda, quando per lui cominciano dei seri problemi
emotivi, ho usato solo la macchina a mano.
19. Com’è
organizzata una tua giornata di riprese?
Cerco
di rispettare alla lettera il programma stabilito dal direttore di produzione.
C’è sempre poco tempo e non bisogna sforare, ma tutti devono dare il massimo
per cercare di ottenere dalla giornata il miglior risultato artistico
possibile.
20. La
sceneggiatura cambia in corso d’opera?
Nel
mio caso cambia sempre, si trasforma, si migliora, si adatta.
21. Lasci
i tuoi attori liberi di improvvisare?
Dipende.
Se ho a disposizione un attore che per mestiere fa teatro o cinema preferisco
che si attenga il più possibile al copione, magari con delle modifiche
concordate insieme prima. Questo perché l’attore, se fa di testa sua, tende ad
esagerare, ad essere poco spontaneo. Io stesso sono così. È un tipo di
impostazione che hanno gli attori in Italia.
Invece
un “non attore”, cioè un volto preso dalla strada, è meglio farlo improvvisare
il più possibile. Questo per ottenere da lui un effetto immediato e spontaneo
che non sarebbe capace di restituire con un testo imparato a memoria, dato che
è sprovvisto della tecnica utile per fare funzionare quello che impara.
22. Quali
indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Di
capire chi è il loro personaggio e di rispettarlo.
23. Hai
dei collaboratori?
Molti.
Raoul Torresi, il DP de Il vincente. Abbiamo fatto 4 film
insieme in 10 anni. Sono tanti. Lo considero un maestro e un fratello maggiore
“cinematografico” perché ha fatto tantissimi film ed è anagraficamente più
grande di me. Mi ha sempre spronato a fare il meglio e molti dei consigli che
mi ha dato sono stati utili. Facciamo delle litigate pazzesche ma poi torna
tutto a posto perché è anche un modo che abbiamo per comunicare.
I
miei produttori e soci Antonio Amoretti
e Pietro Corradi, con i quali
abbiamo fondato un società di produzione (Avila Entertainment). Anche al di
fuori del lavoro siamo grandi amici. Negli ultimi dieci anni sono le persone
che ho frequentato di più in assoluto e ci divertiamo come matti a lavorare
insieme, anche nei momenti più duri. Se non fosse stato per loro Il vincente me lo sarei potuto scordare e,
soprattutto, non sarebbe mai stato distribuito. Francesco Campanini regista e produttore di Parma con il quale sono
amico dai tempi della scuola e che mi ha diretto in due film: Il solitario e La casa nel vento dei morti, due avventure fantastiche. In seguito
ha messo a disposizione tempo ed energie facendo il produttore esecutivo ne Il vincente.
24. Quanto
è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
È
fondamentale. Amo utilizzarla per raccontare
lo stato d’animo di un personaggio e certe volte la faccio diventare la
narratrice ufficiale del film facendole raccontare quello che succede,
accostandola alle immagini senza il dialogo.
25. Quanto
ritieni sia importante il montaggio?
È
importantissimo. È la fase finale del film, dove gli dai la forma definitiva. Nel mio caso ancora di più. Avendo
fatto anche l’attore protagonista, concordavo la messa in scena con Raoul e gli
assistenti, davo le indicazioni agli attori ma poi stando davanti alla macchina
da presa quasi tutto il tempo potevo capacitarmi della riuscita di una scena
solo dopo averla girata, riguardandola sul monitor. Con il montaggio mi sono
riappropriato del film completamente, a mente lucida. Con tutta calma ne ho
visto i pregi e i difetti, e solo così ho potuto costruire il film che volevo.
Il
prodotto finito
26. Quali
canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Tutti.
Purtroppo in Italia la distribuzione non
funziona. Molti film non escono e i pochi che escono difficilmente hanno
successo, hanno poche copie e vengono smontati quasi subito. Questo vale per
tutti i film, anche quelli indipendenti.
La
cosa che mi rende più fiero de Il vincente
è il percorso distributivo che insieme ad Antonio e Pietro siamo riusciti a
fargli fare, perché è stata più difficile la distribuzione del film rispetto
alla lavorazione. Grazie all’interesse di Circuito Cinema e di altri esercenti
siamo riusciti a tenerlo in programmazione per oltre un mese in una manciata di
sale. È stato uno sforzo titanico per una piccola società come la nostra, ma
grazie a questo siamo riusciti a venderne i diritti per altre forme di distribuzione
come TV, home-video, on demand, ecc. Adesso il nostro film ha trovato veramente
un pubblico: si può vedere, comprare, noleggiare. Penso che questo sia il
discorso più importante da affrontare quando si fa un film: bisogna dargli un
pubblico!
27. Pensi
subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal
risultato finale?
È
importantissimo partecipare ai concorsi. Serve a lanciare il film per
distribuirlo e venderlo al meglio. Grazie a Il
vincente e agli altri film che ho interpretato sono stato a diversi
festival: Torino, Courmayeur, Houston, Phoenix, Bellaria, Mantova e tanti
altri. Sono convinto che se i film e i corti che ho fatto non fossero passati
da quelle manifestazioni avrebbero avuto un destino diverso.
28. Hai
vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Come
migliore attore al Mantova Filmfest
del 2009 per Il solitario e con Il vincente l’anno scorso ho vinto il
Platinum Remi Award al WorldFest-Houston. Ma non do grande importanza ai premi,
do importanza al pubblico.
29. Sei
soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Sono
soddisfatto dell’esito ottenuto da alcune delle mie opere ma, a rivederle,
cambierei qualcosina! Quello che mi rappresenta di più è sicuramente Il vincente. È un film molto personale
perché parla di una realtà che ho conosciuto. Poi l’ho diretto, interpretato,
scritto, lo hanno prodotto i miei migliori amici ed è stato girato nella mia
città.
30. Progetti
futuri?
Il
prossimo autunno/inverno dovrei fare un nuovo film come protagonista. In parte
sarà girato a Parma. Sto inoltre scrivendo la mia opera seconda.
Filmografia
Regista:
- Il vincente, 2016
Attore:
- Il vincente,
2016
- P.O.E III – Pieces
Of Eldritch ep. Thou Art The Man,
2015 (Francesco Campanini)
- Il pretore, 2014 (Giulio Base)
- Poltrone rosse – Parma e il cinema, 2014
(doc., Francesco Barilli)
- La casa nel vento dei morti, 2012 (Francesco
Campanini)
- Flyght, 2009 (Roberto Lippolis)
- Il solitario, 2008 (Francesco Campanini)
- Capri, 2008 (serie TV, Giorgio Molteni e
Andrea Barzini)
- Don Zeno, 2008 (film TV, Gianluigi
Calderone)
- La maschera dell’acqua ep. Gl’innamorati, 2007 (Lucrezia Le Moli)
- La storia di B., 2006 (Alexandre Messina)
- Cielo e terra, 2005 (Luca Mazzieri)
- Giovani, 2003 (Luca e Marco Mazzieri)
- Il gatto nero, 2003 (cortometraggio,
Lucrezia Le Moli)
- Crudo, 2003 (cortometraggio, Fabio Zedd
Cavallo)
- Virus, 2003 (cortometraggio, Francesco
Campanini)
- Nel cuore della notte, 2002 (Primo
Giroldini)
- Ossessione, 2001 (cortometraggio, Alex
Garilli)
- I.A.S., 2000 (film TV, Giorgio Molteni)
- Cronaca nera, 1998 (miniserieTV, Ugo
Fabrizio Giordani)
- Zwei Kinogesichter, 1998 (Luca e Marco
Mazzieri)
- Trenta righe per un delitto, 1997
(miniserie TV, Lodovico Gasparini)
- Voglio una donna!, 1997 (Luca e Marco
Mazzieri)
Sceneggiatore:
- Il vincente, 2016
- La casa nel vento dei morti, 2012 (Francesco Campanini)
- Il solitario, 2008 (Francesco Campanini)
Biografia
A
diciannove anni Luca Magri debutta nel cinema con un piccolo ruolo in Voglio una donna! (1998), diretto da Luca e Marco Mazzieri. Dopo aver
frequentato un corso di recitazione si trasferisce a Roma per intraprendere la
carriera di attore.
Interpreta
ruoli minori in film e fiction televisive sino ad ottenere il ruolo da
protagonista nel film noir di produzione indipendente Nel cuore della notte (2002) presentato al Noir in Festival di
Courmayeur. Successivamente è tra gli interpreti principali di altri film: Cielo e Terra (2005), La maschera d’acqua (2007), ha un ruolo
nella seconda stagione della serie Capri
(2008) ed è il protagonista ne Il solitario
(2008) di Francesco Campanini. Il film (di cui Magri è anche coautore della
sceneggiatura) è un crime-noir che si ispira al polar francese e al poliziottesco
all’italiana.
Nel
giro di un paio d’anni dalla sua uscita Il
Solitario diventa un piccolo cult che permette a Campanini e a Magri di realizzare
un film più ambizioso, La casa nel vento
dei morti (2012). In questo horror ambientato nell’immediato dopoguerra
Magri (anche sceneggiatore) interpreta un ex attore del regime che per
risollevarsi dalla miseria organizza una rapina con altri tre disperati.
Successivamente
recita in altri film ed esordisce come regista con Il Vincente (2016). Il film, di cui è anche protagonista e
sceneggiatore, racconta di un giocatore di poker incallito. Il film, girato in
bianco e nero, è stato distribuito nelle sale italiane nel settembre del 2016 e
ha vinto il Platinum Remi Award al WorldFest – Houston nell’aprile 2017.
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