The Grandmaster
di Wong
Kar-wai
con Tony Leung, Zhang Ziyi, Cung Le
Biografico, 123 min., Cina, Hong
Kong, 2013
La cifra stilistica di Wong Kar-wai è inconfondibile. Immagini
leggermente rallentate costruiscono epiche scene di raccordo, una storia
d’amore che non si risolve innerva la narrazione nobilitandola, la costruzione
dell’inquadratura rasenta la perfezione. Grazie all'abilità del regista
seguiamo qui la storia di Ip Man (interpretato da un bravissimo Tony Leung),
primo maestro dell’arte marziale Wing Chun. Per intenderci, tra i suoi allievi
figurava il giovanissimo Bruce Lee. Il film non segue però la formazione del
suo più celebre allievo, quanto la vita travagliata del maestro, che fu al
centro di una disputa per succedere al maestro Gong Baosen e protagonista di
alterne fortune durante la guerra cino-giapponese che sconvolse il paese ad
inizio Novecento.
I giochi di luce, il turbinio controllato dei sentimenti (l’amore,
la morte, la sconfitta) e l’aver scelto come coreografo dei combattimenti Yuen Wo
Ping (che ricordiamo per Matrix e Kill Bill) determinano uno sviluppo della
narrazione che è come una sinfonia. Similitudine avvalorata dal lirismo che il
regista conferisce al cuore della propria opera ancora una volta grazie ad un
brano indimenticabile. In In the Mood for Love era Yumeji's Theme, qui è lo
Stabat Mater di Stefano Lentini. La musica rimane così nella nostra mente
sottolineando i movimenti perfetti dei combattimenti che sembrano quasi
balletti con il loro occupare gli spazi in maniera perfetta e il loro sfruttare
fino in fondo gli elementi: l’acqua che cade dal cielo, la neve che copre la
terra, il legno che riempie gli edifici. Wong Kar-wai ci insegna che
l’individuo è al centro dello spazio e che nelle arti marziali si fonde col
tutto, perché tutto sente (è l’avvertire lo spostamento d’aria di un pugno sull’abito
che ti permette di parare il colpo). Così è anche l’amore.
Voto: 3 ½ su 5
(Film
visionato il 21 settembre 2013)
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