Registi di Parma – Intervista ad Alessandro
Bertoncini
Era giovedì 15
gennaio 2015 quando l’opera d’esordio di Bertoncini, Fade – Storia degli ultimi giorni, è stata proiettata al cinema
Astra di Parma. Ero presente, e ricordo ancora con piacere il coraggio,
l’audacia, la passione che quell’evento e quell’opera mi avevano trasmesso.
Alessandro aveva 21
anni. Dopo gli studi a Roma, sta attualmente lavorando come Direttore della
Fotografia.
Riferimenti culturali
1) Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
Me lo ha trasmesso mio padre. Mi portava al cinema fin da
quando ero piccolo. A Parma c’erano diversi cinema tra cui il Lux ed il Capitol
Multiplex. La struttura di quest’ultimo mi dava la sensazione di essere parte
di qualcosa di grande.
2) Quali sono i tuoi registi di riferimento?
David Fincher, Steven Soderbergh, Ridley Scott, Kornél Mundruczò e
Frederick Wiseman.
3) Quali film annoveri tra i capolavori?
Sono i tre film che
mi fanno amare il mio mestiere: Zodiac, Blade Runner e Alien.
4) Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Ho l’ossessione per i
film americani e canadesi. Avendo la
fortuna di poter vedere molti film, grazie al lavoro che faccio, cerco di
imparare qualcosa ad ogni visone.
5) Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti
abitualmente?
Prediligo il rock e folk anglosassone. Ascolto
Springsteen, Tom Petty, fino ad Alexi Murdoch e Josh Ritter.
6) Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
Tutto Paul Auster, a cui devo molto del mio
lavoro di fotografo. È un autore estremamente visivo e lo amo perché è come
sedersi su un divano ed ascoltare un vecchio saggio che ti racconta la sua
vita.
Durante la lavorazione di Fade |
Processo creativo
7) Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
In questo momento,
curando la fotografia, mi confronto con il regista su quello che vuole
(difficilmente mi è stata data carta bianca sul progetto, il che è un bene) e
poi gli porto delle mie proposte. Da lì decidiamo il look definitivo del film.
8) Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la
sceneggiatura?
Mi prendo più tempo
possibile, ameno otto mesi, perché devi dare il tempo al film di cambiare e crescere.
9) Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
Dipende da cosa si
vuole raccontare. Trovo che fare dei cortometraggi al giorno d’oggi sia quasi
inutile se non per scopi fini a se stessi come può essere un’esercitazione.
Ogni anno vado al Marché di Cannes e all’EFM di Berlino e ci sono sempre più filmmaker con idee eccezionali. Abbiamo
a disposizione il digitale che ci
premette di dare libero sfogo al nostro cervello e individuare soluzioni per
adattarci ai mezzi che abbiamo a disposizione. Non è importante avere un
carrello o un crane, ma piuttosto
avere delle bandiere ed un set decente di proiettori e pannelli riflettenti.
10) Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da
racconti ed esperienze di vita?
A livello di luce
cerco sempre di prendere ciò che vedo
nella vita reale e “portarlo allo stremo”. Mi piace molto lavorare in
sottoesposizione (anche perché è il miglior modo per approcciarsi al digitale).
Questo mi permette di giocare molto con la luce che arriva sugli attori.
11) I personaggi sono ispirati a persone reali?
Nell’unica
sceneggiatura che ho scritto, ovvero quella di Fade, sono partito dall’idea di raccontare qualcosa di estremamente
reale. Sono sempre stato affascinato dal documentario e il pensiero di base era
quindi questo: rappresentare ciò che vediamo tutti i giorni in forma “spettacolare”.
12) Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi
in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
Penso che un bravo
regista sappia integrare più generi
nello stesso contesto. Di recente ho lavorato ad un progetto di
fantascienza tratto da un libro di Richard Mattheson. La cosa che mi ha sorpreso
è stato come la regista sia riuscita ad integrare il rapporto madre-figlia nel
contesto, ed è stato parecchio divertente anche dal punto di vista fotografico
perché ho dovuto creare un’immagine luminosa per dare risalto alla villa nella quale
viveva la madre, nonostante fosse una scena molto tesa.
13) Cosa cerchi di comunicare? A chi?
Bisogna anzitutto
comunicare con se stessi, trovare nella storia qualcosa che ci affascina e poi
essere capaci di rendere quel concetto interessante anche per il pubblico.
Film still da Fade |
Processo realizzativo
14) Come scegli gli attori?
Con Fade mi sono avvalso di attori esordienti e con poca esperienza
alle spalle in modo che non fossero “impostati” e si sentissero più liberi
possibile.
15) In base a cosa scegli le location?
Difficilmente capita
che lo scenografo decida di cambiare i colori di una stanza, per via della
mancanza di budget. Quindi scegliamo una casa che abbia il più possibile le caratteristiche
che stiamo cercando.
16) Preferisci girare in interni o in esterni?
In interni, perché posso direzionare la
luce come voglio.
17) Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior
pregio?
Di solito giro in RED, una macchina che uso ormai da
molti anni. Ha un’ottima latitudine di posa e soprattutto è una macchina
digitale che non tenta di rievocare la pellicola.
Per accentuare i
colori faccio uso di vecchie lenti e filtri.
18) Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale
usi più spesso?
Dipende dalla storia
che racconto, ma tento quanto più possibile di fare delle carrellate lente in avvicinamento agli attori.
19) Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Ci si trova sul set
con gli attori, il regista parla con me e mi dice esattamente come vuole la scena.
Poi chiedo un tempo che va dai 20 ai 30 minuti durante il quale insieme a macchinisti
ed elettricisti prepariamo i settaggi di illuminazione.
20) La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
Sempre. Deve essere cosi. Spesso si tolgono o
aggiungono scene che pensi sul momento. È naturale.
21) Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Penso che quando hai
dei bravi attori devi lasciarli liberi
di improvvisare. Sono loro quelli che possono portare la scena ad un
livello più alto. Il bravo attore è capace di avere il lampo di genio durante
il take e portare la scena in una
direzione inaspettata.
22) Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
In Fade parlavamo del climax della scena.
23) Hai dei collaboratori?
Si, un gruppo di
giovani macchinisti ed elettricisti fidati.
24) Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove
preferisci utilizzarla?
Come direttore della
fotografia trovo che la musica sia il mio primo
strumento. Immagino sempre la scena con una musica di sottofondo e penso ai
movimenti di camera, all’illuminazione ecc. Poi, una volta deciso il mood, vedo
se funziona con la scena in totale silenzio.
25) Quanto ritieni sia importante il montaggio?
Se il direttore della
fotografia è il braccio destro del regista, il montatore è la sua mente. È colui
che può mettere in pratica il mood del film, renderlo possibile.
Film still da Fade |
Il prodotto finito
26) Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali
opere?
Ho partecipato a
diversi festival con alcuni corti fatti alla scuola di cinema, tra cui lo SFC del
festival di Cannes.
27) Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta
maggiormente?
A livello fotografico
sono soddisfatto dei miei lavori recenti perché sono quelli più maturi e perché
ho trovato un asset visivo-narrativo che mi piace.
28) Progetti futuri?
Per ora una commedia
sperimentale prodotta da un giovane produttore che ha lavorato per anni in
America per cui nutro una grande stima.
Filmografia parziale
- - FADE – STORIA DEGLI
ULTIMI GIORNI
(2015)
Biografia
Alessandro Bertoncini
è nato a Parma il 19 dicembre 1994.
Ha conseguito nel
2017 la laurea triennale in Direzione della Fotografia alla RUFA (Rome
University of Fine Arts). Attualmente lavora come Direttore della
Fotografia.
Pagina YouTube personale:
https://www.youtube.com/user/alessandrobertoncini
showreel Alessandro B. Bertoncini from Alessandro B. Bertoncini on Vimeo.
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