giovedì 7 giugno 2018

Registi di Parma - Intervista a Stefano Terenziani



Registi di Parma – Intervista a Stefano Terenziani

Stefano Terenziani è un’istituzione del cinema amatoriale di Parma e provincia.
Recentemente lo abbiamo potuto vedere nel Segreto del lago di Fabio “Zedd” Cavallo e 1/2 di Raffaele Salvaggiola, in cui si è distinto per le sue ottime prove attoriali. Ma Terenziani è molto di più. È regista con all’attivo cortometraggi che hanno ottenuto importanti riconoscimenti nonché punto di riferimento per i colleghi e i giovani registi che stanno provando a muovere i primi passi nel mondo del cinema. Ciò che lo connota è una passione smisurata (“non un’ossessione”, gli piace precisare), una profonda conoscenza della storia del Cinema e soprattutto tanta tanta esperienza.


Riferimenti culturali

1. Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
Nasce da bambino, guardando vecchi film Western in televisione. Mio padre conosceva il nome di tutti gli attori, ma in particolare mi colpiva come potesse ricordare i non protagonisti come Walter Brennan, Ward Bond, Thomas Mitchell o Barry Fitzgerald. Per emulazione iniziai a ricordarli e, inevitabilmente, ad amarli.
Da quel momento è iniziata una specie di malattia, più di una passione e meno di un’ossessione per fortuna. La mia casa di produzione, molto casalinga, in realtà non esiste ma omaggia questa eredità paterna: “ACHITER VIDEO”, acronimo del nome di mio padre ACHIlle TERenziani.

2. Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Dovrei fare centinaia di nomi. Amo il cinema, lo studio, lo colleziono, lo pratico perché la teoria da sola serve a poco se vai in cerca di una vera conoscenza.
Detto questo, posso affermare che preferisco il cinema di genere. Sono consapevole che sia un processo creativo ricchissimo di contributi artistici. Adoro anche il cinema “d’autore”. Tuttavia sposo alla lettera la frase che Frank Capra scrisse in apertura della sua biografia: “Non ci sono regole nel fare Cinema. Solo peccati. E il peccato capitale è la noia.” Preferisco Monicelli ad Antonioni, per essere chiari.

3. Quali film annoveri tra i capolavori?
Anche questo è un elenco che non riesco a fare. Se poi, oltre a quelli che lo sono oggettivamente, valgono anche quelli che io personalmente ritengo “capolavori”, allora diventerebbe una vera tela di Penelope. Ne scelgo tre: A qualcuno piace caldo; Il buono, il brutto, il cattivo; Totò, Peppino e la… malafemmina.

4. Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Sono tantissimi. Sicuramente i tre che ho citato prima.

5. Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Ho una playlist di canzoni che ascolto molto spesso. Sono i brani della classifica di Billboard, i primi 100 per ogni anno, ma dal 1970 al 1979, senza distinzione di genere.
Da ragazzo ascoltavo tanto Talking Heads, Xtc, new wave in generale. Poi ho avuto un trip bestiale per Paolo Conte, mentre ora quasi tutta la musica suonata dopo gli anni 70 mi annoia. Poi ascolto tanta Motown e Van Morrison.

6. Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
Amo l’editoria cinematografica in generale, la saggistica e le biografie, i volumi fotografici di grande formato. Li preferisco alle analisi critiche sul lavoro degli autori, che sono scritte in modo complicato. Ma è un mio limite. Libri/conversazione come quelli di Bogdanovich con Orson Welles, di Cameron Crowe con Billy Wilder, di Michael Ondaatje con Walter Murch, sono per me sono vere e proprie “esperienze orgamische”. Per non ci citare la più conosciuta di Truffaut a Hitchcock.
Quando, nel tempo che mi rimane, leggo la narrativa la mia attenzione va agli autori americani come Elmore Leonard, James Ellroy, Joe Lansdale.

Durante la lavorazione di "Amor Sacro e Amor Profano"
Processo creativo

7. Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Trattandosi di cortometraggi spesso basta un’intuizione o semplicemente la disponibilità di una location particolare. Poi si parte anche con progetti impegnativi perché semplicemente promettono tanto divertimento. Le influenze sono spesso le amicizie, vecchie e nuove. Qualcuno ci mette un’idea e da lì le cose si sviluppano. Una volta aiuti gli altri e l'altra sono loro che aiutano te.

8. Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Il tempo lo si trova quando si muove qualcosa, dentro o fuori di te.
Sempre Frank Capra diceva che “il cinema è una malattia”, ti viene una specie di  febbre quando avverti che si può raccontare una nuova storia e l’unico antidoto è andare avanti. Inizi allora a lavorarci con tanto impegno, perché ti fa stare bene farlo. Più la storia ti sembra buona e più trovi il tempo per scriverla.

9. Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
Cortometraggio perché è una palestra necessaria per conoscere il mezzo e costa poco. Poi, se lo fai per hobby e hai un cartellino da timbrare e una famiglia, tanto tempo non ne hai. Come ho detto, per fortuna il cinema per me è meno di un’ossessione. Ho iniziato perché avevo in mano una videocamera per riprendere mia figlia da bambina. Ora che è diventata adulta forse giungerà il tempo dei lungometraggi. Sono arrivato a realizzare audiovisivi di 40/50 minuti in passato e ho partecipato a quelli di amici che hanno affrontato la “montagna” del lungometraggio. Ho visto di persona l’impegno che richiede, anche economico, e non è poco.  

10. Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Generalmente sono frutto di immaginazione.
           
11. I personaggi sono ispirati a persone reali?
A volte sì, ad esempio nella serie web Baretto, creata da Carlo Rizzelli e Andrea Ferraguti, la stessa idea di base della serie partiva dalla fauna particolare che abita certi bar di provincia.
Ed il personaggio del cortometraggio Elvira, che abbiamo realizzato successivamente, partiva proprio dalla voglia di fare protagonista Elvira Balestrazzi che interpretava ruoli di contorno nella serie.

12. Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
La commedia è la mia palude, e io nuoto come un alligatore in quella palude.

13. Cosa cerchi di comunicare? A chi?
L’obbiettivo è creare attenzione, divertimento, costruire un meccanismo che funzioni. Che significato posso avere e per chi non è mai una domanda che mi pongo prima. Procedo in modo anche molto istintivo. Poi, naturalmente, a lavoro finito puoi scoprire significati che neanche immaginavi tra le pieghe di quello che racconti, di aver detto o non detto cose importanti per qualcuno.

Sul set di "6 Could Be 9"
Processo realizzativo

14. Come scegli gli attori?
Sto attento alla loro “somiglianza” al personaggio.
Attingere poi al lavoro di attori professionisti capaci di interpretare qualsiasi ruolo ha un costo (come è giusto che sia), quindi viva gli appassionati di recitazione e gli amici con la personalità adatta alla parte.

15. In base a cosa scegli le location?
Le location hanno una funzione precisa per il servizio che possono dare al racconto. Le scelte sono quindi dettate dalla storia stessa, contengono l’atmosfera del film. A volte ti trovano loro, a volte le trovano gli amici, a volte hai finito il film e lei stai ancora cercando.

16. Preferisci girare in interni o in esterni?
È indifferente in realtà. Ma il cinema è una fusione di conoscenze tecniche e sensibilità artistiche che si devono combinare anche quando il livello è hobbistico. In esterni la fonte d’illuminazione principale è una e tutti i santi aiutano. In interni a volte con la mancanza di una figura professionale come il direttore della fotografia la paghi cara. Come per l’aspetto audio del resto. Servono materiali costosi e soprattutto chi li sa utilizzare.

17. Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Ho iniziato con una palmare VHS per i primi corti. Poi tutta la trafila digitale: HI8, MiniDv, HD, FullHD. Al 4K ancora non ci sono arrivato. Alcuni lavori recenti sono realizzati con videocamera Prosumer Panasonic o con una reflex Canon. Ma questa continua rincorsa all’ultima versione dell’alta definizione in realtà complica solo le cose, si potrebbe raccontare una buona storia anche con tre polaroid.

18. Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Mi chiedo prima se un particolare movimento serve e aggiunge veramente qualcosa alla scena. Poi, se ho i mezzi per realizzarlo, procedo. Un amico prezioso, Michele Coser, ha un piccolo carrello e un crane. Io ho acquistato un modesto slider. Con questi muoviamo la camera. Però, ripeto, non ho un movimento di macchina preferito.

19. Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Per prima cosa considero la disponibilità di chi dà una mano. Se paghi i professionisti ti organizzi come vuoi a seconda del tuo budget, altrimenti valgono altre regole.
Alla fine i due sistemi non sono tanto diversi. Può cambiare il risultato naturalmente, bello o brutto è sempre cinema, ma anche quando hai a disposizione milioni di dollari il film non sarà mai come te lo eri immaginato all’inizio: il risultato finale dipende da troppe personalità.

20. La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
Naturalmente, per i motivi e le esigenze descritte sopra. Non sono cambiamenti radicali, se possibile, ma restare aperti durante le riprese ad ogni tipo di suggerimento arricchisce il film senza ombra di dubbio e ti permette di superare gli imprevisti che inevitabilmente si presenteranno.

21. Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Come dicevo in precedenza non sono quasi mai professionisti quindi è necessario che possano dare un contributo personale per essere credibili. Se fossero professionisti sarebbero ancora più liberi di improvvisare sul set. Avendo gli strumenti del mestiere porterebbero il personaggio ad un livello di realismo altissimo.

22. Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Prima di arrivare sul set cerco di fargli “vedere” come intendo il personaggio, come si comporta, di che natura sono le sue emozioni, come reagisce agli eventi della storia. Sul set cerco di metterli a loro agio il più possibile e aspetto che la magia si manifesti.


23. Hai dei collaboratori?
In realtà questa domanda risponde anche alla seconda, relativa ai miei registi di riferimento.
Quando realizzo qualche progetto non penso ad un regista in particolare ma faccio riferimento ad amici fondamentali senza i quali non avrei fatto e imparato nulla in questi anni. Tra gli altri (la lista completa sarebbe davvero lunghissima): Gian Luca Salsi, Salvatore Pelliccia e Paolo Rasori, poi Fabio “Zedd” Cavallo, Marco Cavallo, Loris Lestini, Daniela Stecconi, Vittorio Scotti, Marco Guareschi, Francesco Pinna Pignoli, Gian Maria Pacchiani, Primo Giroldini, Filippo Chiesa, Paolo “Hyena” Lasagni, Ferdinando Anceschi, Johnny La Rosa, Ivan Montanari, Alice Camattini, Pietro Anastasi, Marco Mezzadri, Mario Paroli, Stefania Pioli, Luca Gorreri, Fausto Tinello, Paolo D’Errico, Simone Ferrari, Matteo Macaluso, Maurizio Notari, Monica Rossi, Silvia Degani, Roberto Gorreri, Raffaella Bernabè, Nico Carrato ,Paolo Croci, Michele Coser, Anna Mazza, Angelica Milia, Raffaele Salvaggiola, Elvira Balestrazzi, Andrea Ferraguti e Carlo Rizzelli con i quali ho realizzato le ultime cose e con alcuni di questi collaboro da anni.
Ultime ma non ultime mia moglie Alessandra Bosi e mia figlia Erica Yvonne Terenziani, hanno collaborato a diversi progetti ed insieme a loro è partito tutto.
Per collaborazione intendo che se cercano un attore o semplicemente una mano per spostare uno stativo io rispondo presente e se invece a mia volta devo mettere in piedi la produzione di un qualsivoglia progetto posso contare sul loro appoggio. Questo significa Low Budget.

Tutti hanno passione e sono autori, sceneggiatori, registi, operatori, attori e attrici, musicisti, video maker. Con ognuno di loro, ed anche con altri che per motivi di spazio non posso nominare e me ne scuso,  ho passato momenti speciali.

24. Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
È molto importante. Inizialmente attingevo a musiche esistenti di vari autori, più o meno celebri. Poi, grazie anche a fortunati incontri, ho iniziato collaborazioni con musicisti (anche professionisti) che hanno realizzato musiche originali sul mio montaggio. Montaggio che a volte ho addirittura modificato per adeguarlo alle loro musiche. Avendo una forza emotiva enorme utilizzo la musica solo quando serve veramente. Messa a sproposito non aiuta.

25. Quanto ritieni sia importante il montaggio?
Importantissimo. Può influire sul significato e l’efficacia stessa di una scena. Il montaggio è l’unica forma di linguaggio veramente nuova e originale che il cinema ha portato in dote. La scrittura, il teatro e la recitazione già esistevano, cosi come la fotografia. Mettere le immagini in movimento non è stato così innovativo come la sequenza con cui alternarle. Ed è sbalorditivo come da subito per il pubblico sia stato normale seguire un racconto frammentato, quando nella realtà tutto ci appare insieme e nello stesso momento davanti agli occhi. Il montaggio poi è il momento nel quale vedi materializzarsi il lavoro. Nel bene e nel male è fondamentale.

Con Carlo Rizzelli e Andrea Ferraguti sul set della webserie "Baretto"
Il prodotto finito

26. Quali canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Un tempo solo i festival. Ora ci sono più festival che videomaker. Hanno perso il loro senso. Solo pochi hanno un’attenzione onesta al lavoro degli autori. Si può provare a partecipare a questi pochi e ai più importanti, che fondamentalmente è come comprare un gratta e vinci.
Poi si può mettere il video su YouTube o Vimeo.
Sarebbe molto bello che sul territorio si iniziasse a proiettare regolarmente i cortometraggi, e non solo, prodotti nella nostra Provincia. In una forma e uno spazio da decidere, un cinema, una rassegna… ma senza selezioni da parte di qualcuno, uno spazio per tutti indistintamente. Un incontro con un vero pubblico fatto di carne e ossa e non di “like” sul web, aiuterebbe molto i giovani autori nel trovare stimoli ad andare avanti. Sentire partecipare gli spettatori fa crescere, fa capire e fa trovare collaborazioni di ogni tipo.

27. Pensi subito di partecipare a qualche concorso o la decisione dipende soprattutto dal risultato finale?
In passato, agli inizi, un paio di corti li realizzai proprio per partecipare a Festival che avevano una “sezione a tema”, tipo lo Sport o la Memoria. Era interessante misurarsi con un tema predefinito, era come essere a scuola, ed in effetti erano tentativi di mettere in pratica quanto da autodidatta avevo imparato.
Ora realizzo quello che mi piace, l’importante che ci sia una storia da raccontare. Dove questa storia verrà raccontata è un problema da affrontare in seguito.

28. Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Sono diversi, la maggior parte poco importanti, ma sono molto affezionato ai premi vinti all’Euro Video Festival in un paio di occasioni. Quei corti non sono in rete però.
Di seguito tre corti a cui tengo molto, con i link dove vederli e alcuni premi vinti:

- Crudo. Un film senza condimento, 2004, Commedia, 17 min., MiniDv
Realizzato con Fabio Zedd Cavallo
Premio della Critica "Alberto Farassino" al “Festival di Bellaria”;
Anteprima del Cinema Italiano e Miglior Film al “Festival del Cinema Trash di Torino”, premiato dai Manetti Bros.

- Amor Sacro e Amor Profano, 2005, Dramma Melò, 13 min., MiniDv
Primo Premio al “Grand Prix Sony", Svizzera;
Premio Speciale della Giuria a “Fiati Corti Istrana” (TV);
Miglior attrice alla protagonista Anna Mazza “ConCorto Piacenza”;
Oscarino alla miglior colonna sonora a “Lovere” (BG).

- ELVIRA, 2014, Fiction, 20 min., FullHD
Premio Speciale della Giuria al “Terra di Siena International Film Festival”;
Miglior Corto dell'Emilia Romagna al “Zero Trenta Festival Argenta” (FE);
Trasmesso dal canale televisivo IRIS.

29. Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Sono sempre soddisfatto, perché le opere lasciano sempre molto di più della storia che raccontano. Sul piano dei rapporti umani intendo. Ho amici da Marsiglia alla provincia di Palermo. Grazie a questa passione potrei dire che ognuno degli audiovisivi realizzati è un successo enorme.
Ad esempio la serie web Baretto, alla quale ho partecipato insieme a molti dei nomi che ho citato in precedenza e molti altri, creata da Andrea Ferraguti e Carlo Rizzeli (36 puntate di circa 10 minuti l’una, un progetto enorme e durato circa tre anni), è stata a mio avviso un grande successo. Di premi non ne ha vinti, troppo “caratteristica” per avere i favori di una qualsiasi giuria, ma che divertimento e che esperienza di vita che è stata! Spero che chi legge possa aggiungersi alle circa 60mila visualizzazioni complessive della serie.
A questo link una delle tre puntate dirette da Terenziani: https://youtu.be/ZQVN6zjSPBY

30. Progetti futuri?
È in corso la scrittura di un lungo a 4 mani con Paolo Croci (da un suo progetto), la realizzazione di un documentario e, tra agosto e settembre, la produzione del primo corto da regista di mia figlia Erica Yvonne, colei dalla quale tutto è partito.

Sul set di "Trid cme' la bula"
Filmografia parziale

- Bocs, commedia, 8 minuti, b/n, Digital8, 2000.
           
- Che fine ha fatto l'Orfeo?, doc., 10 min., colori, MiniDv, 2002.

- Emiliana (montaggio e post-produzione) di Paolo Lasagni e Ferdinando Anceschi, doc., 30 min., colori, Digital8, 2003.
                  
- Tra cielo e terra, figli dello stesso Dio, doc. su comunità disabili psichici di Geraci Siculo, 20 min., colori, MiniDv, 2003.

- Crudo. Un film senza condimento (in collaborazione con Fabio “Zedd” Cavallo), Fiction, 17 min., colori, MiniDv, 2004.
                                     
- Amor Sacro e Amor Profano, Fiction, 13 min., colori, MiniDv, 2005.

- Meglio Lavorare (in collaborazione con Fabio “Zedd” Cavallo), Fiction, 45 min., 45 min., colori, MiniDv, 2009.
                                     
- 6 Could Be 9 (in collaborazione con Paolo Lasagni), 43 min., Fiction/sperimentale, colori, MiniDv, 2010.
                                              
- BarEtto (attore, produzione, regista di tre puntate) progetto di Andrea Ferraguti e Carlo Rizzelli, webserie genere demenziale, 36 puntate della durata di 8 minuti circa, B/N e colori, fullHD, 2012-2013.

- Elvira, fiction, 20 min., colori, FullHD, 2014.

- Trid cme’ la bula (produzione, attore, consulente dialettale e montaggio backstage) di Gianfranco Pannone, prodotto da Primo Giroldini, doc., 45 min., colori, 2015. Realizzato insieme a Monica Rossi, Silvia Degani, Roberto Gorreri, Raffaella Bernabè e Nico Carrato.

- Il domatore di rane (produzione e regia in collaborazione con Andrea Ferraguti, montaggio), documentario sulla vita e le opere di Lorenzo Dondi, 50 min., FullHD, 2017.

Con gli attori in "Amor Sacro e Amor Profano"
Biografia

Stefano Terenziani nasce a Parma 14 luglio 1964. Gli piace ricordare di essere “nato in casa, in piazzale S. Croce, quindi con un certo pedigree riguardo alla Parmigianità”.
Nel 2000 inizia a realizzare cortometraggi sperimenta diversi generi, compreso il documentario. Nel corso degli anni collabora con molti videomaker, professionisti e non. In alcuni casi condivide la regia e la produzione, cura il montaggio o interpreta una parte.
Sempre pronto ad aggiornarsi, frequenta negli anni numerosi seminari e workshop tenuti tra gli altri da: Alessandro D'Alatri, Umberto Contarello, Giuseppe Piccioni, Domenico Procacci, Tinto Brass, Sergio Rubini, Gianfranco Pannone.




1 commenti:

Kostorn ha detto...

Un site pratique où ces films peuvent être regardés en toute sécurité https://voirfilm.stream/ À cet égard, il est tout simplement merveilleux, vous devez donc l'étudier vous-même.

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