Oh Boy – Un caffè a Berlino
di Jan Ole Gerster
con Tom
Schilling, Friedrike Kempter, Marc Hosemann
Commedia, 83 min., Germania, 2012
Niko
Fischer è un giovane cui la vita sembra aver riservato un bello scherzetto: per
ventiquattro ore sarà moderno Paperino – viene lasciato dalla fidanzata, il
bancomat gli trattiene la carta, gli ritirano la patente,... – alla ricerca di
se stesso e di un caffè.
Abbiamo incontrato un film tematicamente molto simile
proprio quest’anno: A proposito di Davis
(Inside Llewin Davis, 2013). Tuttavia,
mentre il film dei fratelli Coen si è dimostrato maturo sotto tutti i punti di
vista, in quest’opera si può riscontrare qualche ingenuità tecnica (errori di
messa a fuoco e di cambio d’inquadratura, ma lascio a voi il divertimento della
caccia alle imprecisioni) e qualche piccolo buco narrativo. Il bilancio finale
è positivo sotto il profilo dell’intrattenimento meno sotto quello del
risultato finale, perché non riusciamo a capire fino in fondo l’obiettivo, il tema
forte che tiene insieme il tutto.
Questa crisi d’identità ambientata in una
Berlino in bianco e nero a conti fatti non risulta funzionale ad una metafora
sulla crisi d’identità della Germania contemporanea, discorso che poteva valere
pre o post Muro di Berlino ma non ora, in un periodo in cui la Germania detta
legge se non a livello mondiale almeno a livello europeo. Potrebbe allora
semplicemente trattarsi della crisi d’identità di un ragazzo, Niko, ma anche in
questo caso non si riesce a capire la scelta di affidare una lunga sequenza (forse
la più lunga, posta in posizione enfatica nella narrazione, ovvero a tre
quarti) all’incontro del protagonista con un anziano che rievoca la notte dei
cristalli: se questa fosse da interpretare come una riflessione sul senso di
responsabilità che effettivamente Niko deve ritrovare, la tematica risulterebbe
comunque fin troppo greve.
Voto: 3 su 5
(Film visionato l’8 agosto 2014)