È arrivato dunque il momento di tirare le somme.
Quello che da più parti è stato definito come “il film più complesso della storia del cinema” (Mereghetti), rivelerebbe in realtà una trama piuttosto semplice e lineare, sulla cui conclusione si addensano i maggiori interrogativi: insomma, questa trottola cade o no?
Fuor di metafora, il finale è una proiezione mentale del protagonista, o Cobb riesce davvero a riabbracciare i figli?
Fuor di metafora, il finale è una proiezione mentale del protagonista, o Cobb riesce davvero a riabbracciare i figli?
In questa domanda risiede il senso dell’intero film.
Già a luglio Slate aveva raccolto e riassunto le quattro teorie più accreditate, oggi riproposte dal Post:
1. Non c’è nulla da capire
1. Non c’è nulla da capire
Secondo questa tesi nel film succede esattamente ciò che sembra: Saito ingaggia la squadra di Cobb per innestare un’idea nella mente del ricco ereditiero Fischer, la missione ha successo e alla fine Cobb torna a casa dai suoi figli.
In alternativa Cobb rimane intrappolato nel limbo e la conclusione a cui assistiamo è solo una manifestazione del suo subconscio.
In effetti, dal risveglio di Cobb in avanti, tutto procede in modo fin troppo perfetto e così nasce il sospetto che il finale sia troppo bello per essere vero. Inoltre i bambini non sembrano essere cresciuti, indossano vestiti quasi identici e si trovano nella stessa posizione in cui erano nei ricordi di Cobb: il tutto sembra suggerire che la scena non sia altro che una proiezione del suo subconscio.
Tuttavia, osservando più attentamente, si può notare che, rispetto alle scene precedenti, in quella finale la bambina è interpretata da un’altra attrice e, soprattutto, è presente il padre di Cobb, interpretato nel film da Michael Caine il quale, durante un’ intervista alla BBC Radio, ha escluso categoricamente che la conclusione sia un sogno: «La scena è vera, perché io sono presente mentre nei sogni non ci sono mai».
In effetti, dal risveglio di Cobb in avanti, tutto procede in modo fin troppo perfetto e così nasce il sospetto che il finale sia troppo bello per essere vero. Inoltre i bambini non sembrano essere cresciuti, indossano vestiti quasi identici e si trovano nella stessa posizione in cui erano nei ricordi di Cobb: il tutto sembra suggerire che la scena non sia altro che una proiezione del suo subconscio.
Tuttavia, osservando più attentamente, si può notare che, rispetto alle scene precedenti, in quella finale la bambina è interpretata da un’altra attrice e, soprattutto, è presente il padre di Cobb, interpretato nel film da Michael Caine il quale, durante un’ intervista alla BBC Radio, ha escluso categoricamente che la conclusione sia un sogno: «La scena è vera, perché io sono presente mentre nei sogni non ci sono mai».
2. Il quinto livello
L’oggetto dell’inception è Cobb e tutto il film costituisce un suo sogno. L’idea che i suoi compagni cercano di innestargli comporta la liberazione dal senso di colpa provocato dal suicidio della moglie Mal e rappresenta la conseguenza logica della frase che si scambiano più volte lui e Saito: “Vuoi diventare un vecchio, pieno di rimpianti, in attesa di morire solo?”. Il significato velato sarebbe: torna a casa dai tuoi figli, non lasciare che i rimorsi rovinino la tua vita.
Secondo questa teoria i livelli onirici non sarebbero quattro, ma cinque, mentre quello reale non sarebbe mostrato mai.
3. È tutto un sogno
Nulla di ciò che vediamo esiste davvero, è tutto un sogno di Cobb: nessuna squadra, nessuna innovativa tecnologia per estrarre o innestare idee alle persone durante il sonno. Sarebbe solo il subconscio di Cobb che si manifesta in un sogno particolarmente intricato per espiare il senso di colpa derivato dal suicidio della moglie. Una teoria, questa, eccessivamente semplicistica, che invaliderebbe le premesse di un film costruito fin nel minimo dettaglio.
4. Il film come metafora della creazione cinematografica
Il regista è l’architetto, le sceneggiature popolano gli ambienti e lo spettatore vive inevitabilmente nell’immaginario di qualcun’altro. Una volta finito il film, quando si riaccendono le luci in sala, si torna al mondo reale. Questa teoria è interessante, ma appare sommabile a qualunque altra delle tre proposte e non chiarisce nulla della trama.
Un indizio per chiarire una volta per tutte il senso del film di Nolan potrebbe essere costituito dalla ormai famigerata "questione dell'anello", che non ha nulla a che vedere con la trilogia di Tolkien. Si tratta invece della fede nuziale che Cobb porta solo nel mondo onirico, mentre essa curiosamente sparisce nelle sequenze riconducibili alla realtà. Quindi il fatto che durante l’incontro finale con i figli Cobb non indossi nessun anello suggerisce che egli effettivamente sia tornato alla realtà.
Tuttavia questo non esclude l’ipotesi che tutto il film, anche il livello reale sia un sogno.
Dunque tutto è possibile ma forse, in fondo, la cosa più importante non è tanto se la trottola cade o no, ma che Cobb non si volti più a guardarla.
1 commenti:
il bello del film sta proprio nella libertà di interpretazione. nolan probabilmente avrà un'idea di quale sia l'interpretazione più corretta, ma il finale lascia volontariamente aperte più porte. come a lasciarci un dubbio senza risposta: la realtà in cui viviamo è davvero la realtà?
ma, come dici tu, è meglio fare come cobb e non voltarsi a farsi nemmeno la domanda
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