venerdì 4 ottobre 2013

Nuova recensione Cineland. Sacro GRA di G. Rosi

Sacro GRA 
di Gianfranco Rosi 
Documentario, 93 min., Italia, 2013 

Il Grande Raccordo Anulare, ovvero la grande autostrada urbana che abbraccia Roma, e chi attorno ad esso vive ed opera sono i protagonisti di questa pellicola. C’è un nobile decaduto che vive in un monolocale con la figlia, un paramedico con una madre affetta da Alzheimer, un nobile che affitta la propria dimora a chi realizza fotoromanzi, un botanico che combatte per la sopravvivenza delle palme, un pescatore d’anguille, ragazze immagine che lavorano in un bar, transessuali, prostitute e clienti. 

Film o documentario? Realtà o finzione? Svaniscono i confini di genere in quest’opera che è stata presentata al pubblico come documentario. Ma lo è? Ammettendo che i personaggi siano reali, scovati dal regista in due anni di peregrinazioni attorno al Sacro GRA, sorge comunque un dubbio legato al modo in cui l’autore ha deciso di filmare le situazioni. Le inquadrature sono studiate nei minimi particolari, come pure la disposizione dei personaggi in scena e, talvolta, i loro dialoghi (si pensi alle riflessioni a voce alta del pescatore su un articolo di giornale incentrato, guarda caso, sulle anguille che cattura ogni giorno o alla scena strappalacrime del congedo del paramedico dalla madre malata). Sotto il punto di vista narrativo il regista decide di operare almeno tre “giri di valzer”: uno per la presentazione del GRA e di chi lo “abita”, uno per aiutarci a distinguere tra comparse e protagonisti, l’ultimo per rendere questi ultimi (i più interessanti?) indimenticabili. L’operazione ha una forza dirompente limitatamente al primo “giro”. Poi, nonostante ottime scene impreziosite da memorabili battute di qualche personaggio, diventa ridondante e si comincia ad avvertire la mancanza di una storia che eviti il calo di attenzione del già visto e del già sentito. 

È dunque necessaria una riflessione sulla decisione della giuria capitanata da Bernardo Bertolucci di premiare l’opera con il Leone d’Oro dell’ultimo Festival di Venezia. Questo perché è altamente improbabile che nella competizione non ci fosse un film di pura fiction avvincente e ben realizzato che si potesse aggiudicare il riconoscimento. Probabilmente è stata premiata la novità di un’opera che ibrida i generi, che (s)corre sul confine tra realtà e finzione valicandolo più e più volte, che ridimensiona con il suo valore artistico i video caricati in rete che si elevano a vera testimonianza della realtà. Con quest’opera Rosi ha certamente cercato di rendere epica la presenza di una periferia che esiste, che è al centro del mondo ma spesso fuori dal nostro cono ottico. Novità tecnica e contenutistica, dunque. Forse è per questo nuovo linguaggio che l’autore ha conquistato il gradino più alto del podio

Voto: 3 ½ su 5 

(Film visionato il 2 ottobre 2013)

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