venerdì 20 aprile 2018

Registi di Parma - Intervista a Matteo Macaluso


Registi di Parma – Intervista a Matteo Macaluso

La regia, la fotografia, il montaggio, sono tutte fasi che Macaluso conosce e padroneggia perfettamente. Basti guardare Al crepuscolo o Tears, opere che lasciano a bocca aperta per la loro assoluta qualità. Non stupisce allora che dalle sue risposte si evinca un profondo rispetto per la settima arte. Una sorta di “religiosa” venerazione che affonda le sue radici nell’infanzia e che si alimenta giorno dopo giorno con ogni suo lavoro.


Riferimenti culturali

1) Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
È una passione che mi accompagna fin da ragazzo. Ho sempre avuto un sorta di attenzione particolare e appagamento dalla narrazione per immagini, partendo dai cartoni animati fino ad arrivare al cinema. Credo che parte di questo amore mi sia stato trasmesso da mio padre. Ricordo che portò a casa uno dei primi videoregistratori. Vedevo i film entrare in casa in quelle particolari custodie di plastica, e mi innamoravo delle locandine. Uno dei primi film che vidi fu Terminator di James Cameron. E, in particolare, la potenza dell’immagine stampata sul manifesto mi è rimasta tutt’ora impressa.

2) Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Ho vissuto in modo molto forte gli anni Ottanta. In quel periodo ero un bambino e al cinema vidi molti dei film della nuova Hollywood che con il tempo sono diventati dei classici. Quello fu il mio imprinting cinematografico. Solo dopo, in tempi più recenti, sono entrato in contatto con il cinema italiano e quello d’autore. Ma molto del mio immaginario lo devo ai registi che animarono quel mio primo periodo: da Steven Spielberg a Robert Zemeckis, passando per Brian De Palma, Martin Scorsese e Francis Ford Coppola.

3) Quali film annoveri tra i capolavori?
In prevalenza la cinematografia americana degli anni Ottanta e Novanta. Mi reputo un grande amante del cinema di genere, cosa che sento mancare molto nel cinema italiano di oggi, anche se qualche giovane autore sta tornando ad esplorarlo. Non sarei in grado di fare una classifica. Ne cito solo alcuni: E.T., Incontri ravvicinati del terzo tipo, Lo squalo, Ritorno al Futuro, Shining, Blade Runner. Mi fermo, perché rischia di diventare una lista infinita.

4) Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Praticamente quelli che ho appena citato.

5) Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Ascolto un po’ di tutto, senza pregiudizi. Da ragazzo divoravo molte colonne sonore, che ascolto tuttora.

6) Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
Come per il cinema, il genere ha un posto privilegiato anche in letteratura. Ricordo di aver amato tutta la serie di Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle e tutta la letteratura horror dei primi del Novecento, in particolar modo Poe e Lovecraft.
Per quel che riguarda gli autori contemporanei ho un debole per Stephen King, che credo abbia contribuito a plasmare gran parte dell’immaginario cinematografico horror contemporaneo. Si pensi ai vampiri, inseriti in un contesto sociale moderno. Prima di Le Notti di Salem una visione cosi non esisteva.


Processo creativo

7) Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Non c’è una regola. A volte è un personaggio a farti venire in mente una storia, a volte è un luogo, altre volte alcuni fatti visti o letti. In generale penso sia il frutto inconscio di un’elaborazione di tutto ciò che mi ha formato a livello letterario e immaginifico, compreso il cinema.

8) Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Una volta lo facevo nei ritagli di tempo, la notte soprattutto. Ora mi occupo totalmente di produzione video e allora, per fortuna, ho più tempo da dedicare alla scrittura.

9) Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
A mio modo di vedere non esiste una forma migliore dell’altra. Se hai in mente una storia devi trovare il modo più efficace di raccontarla, nella forma che più le è congeniale.
Io tendo a preferire la via che mi permette di avere un risultato credibile. In questo senso ritengo che abbia molto più senso lavorare ad un prodotto di 5 minuti fatto molto bene piuttosto che ad un’opera di oltre un’ora che però non ha le qualità per reggersi in piedi da sola.
Trovo che il corto sia una palestra utile per chi deve imparare a sviluppare e sperimentare il linguaggio per immagini e i vari registri narrativi. Al momento non ho ancora diretto un lungo, anche se ho preso parte alla produzione di film di alcuni amici registi. Ho scritto alcune storie per un lungo ma non si sono mai create le condizioni per produrre un lavoro che avrei ritenuto soddisfacente. Gran parte del lavoro, ancora prima di andare sul set, è capire se si creeranno le circostanze per realizzarlo.

10) Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
Nascono da un mix di entrambi.

11) I personaggi sono ispirati a persone reali?
Anche in questo caso l’abilità sta nell’integrare il reale nel fantastico e viceversa. Il cinema credo abbia ancora bisogno di fiction. E per fiction non intendo qualcosa di poco credibile. Intendo che occorre una predisposizione ad inventarsi personaggi o situazioni che non siano solo “metto-una-camera-e-giro-quello-che-è-la-realtà-nuda-e-cruda”, altrimenti ci si ritrova in una dimensione che è più vicina a quella del documentario.

12) Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
Dipende dalla storia. Tuttavia nella mia filmografia sono maggiormente presenti situazioni drammatiche o fantastiche.

13) Cosa cerchi di comunicare? A chi?
Tendo a privilegiare l’emotività. In genere, in base alla storia che sto raccontando, riesco ad individuare su quale emozione mi sta portando il progetto e lavoro su quello. Credo che questo mi permetta di entrare in contatto con quella parte di pubblico più vicina a quel tipo di sensazione e alla mia sensibilità.


Processo realizzativo

14) Come scegli gli attori?
Molto spesso considero la fisicità che ritengo essere adatta al ruolo. Molti dei miei primi lavori – ma questo capita anche adesso – si sono avvalsi della collaborazione di amici, anche attori non professionisti, amanti di cinema.

15) In base a cosa scegli le location?
Le scelgo in base al tipo di storia da raccontare e all’atmosfera che ritengo adatta alla narrazione di certi momenti.

16) Preferisci girare in interni o in esterni?
Dipende dalla location. Tendo a preferire la qualità, senza alcun tipo di preferenza. Certo, è vero che in interno si possono controllare più situazioni a livello tecnico di quanto non succeda in esterno. In interno però è molto più complicato trovare una location all’altezza, a meno che non si abbia in squadra un buon location manager o un buon scenografo.

17) Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Ho potuto lavorare con macchine diverse, sia in occasione di miei progetti che di altri. Nei miei progetti ho iniziato utilizzando le mitiche mini-dv con una Panasonic DVX-100, poi sono passato ad una Canon 7D ed ora uso Blackmagic.

18) Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Mi piacciono le carrellate e, quando posso, tendo ad utilizzarle. Ma a queste abbino ovviamente anche tutti gli altri movimenti di macchina.

19) Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Nelle giornate intense si parte presto il mattino e si finisce tardi la sera, con poca pausa. Purtroppo molti dei progetti realizzati sono produzioni indipendenti in cui non si ha molto tempo e allora bisogna ottimizzare ogni aspetto.

20) La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
La struttura del racconto no, ma è possibile che qualche dialogo venga limato se diventa una necessità dell’attore.

21) Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Lascio loro il modo migliore di esprimere un concetto purché ne mantengano il senso narrativo e il ritmo.

22) Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Consiglio di cercare di essere più naturali possibili senza esagerare nell’interpretazione. Ogni tanto suggerisco anche scene di film da vedere se in esse vi è un indicazione di ritmo o un particolare atteggiamento.

23) Hai dei collaboratori?
Ne ho, ne ho avuti e spero sempre di averne in futuro. Il cinema è lavoro di gruppo e di confronto.
Alcuni tra i più storici collaboratori hanno seguito la postproduzione o la produzione dei miei progetti. Tra di essi voglio menzionare Matteo Di Simone (sound designer), Piernicola Di Muro (compositore), Saverio Settembrino (compositore), Gianluca Palma (fotografia), Gianluca Ceresoli (fotografia), Francesco Capone (vfx), Roberto Manfredi (fotografia). E altri amici che hanno accompagnato le mie produzioni: Matteo Biacca, Massimiliano Niero, Maurizio Notari, Carlo Rizzelli, Federica Pini, Angelica Mila e Raffaele Salvaggiola, con il quale sto condividendo tutti i miei attuali progetti.
I collaboratori più importanti sono quelli che, nonostante tu abbia con loro un rapporto di amicizia, hanno il coraggio di dirti se un lavoro che hai fatto e magari li vede coinvolti ha qualcosa di brutto o che può essere sistemato. Se si vuole migliorare occorre affrontare la realtà e anche guardarsi molto attorno, per avere un sano confronto.

24) Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
Quando serve, molto. La musica è un elemento narrativo del film e usata sapientemente diventa un utile mezzo espressivo per creare un’emotività o una suggestione. Ma non bisogna abusarne. Diciamo che la musica non deve diventare un riempitivo per mascherare una povertà insita nella scena. Trova un suo senso quando vi è dietro un’indicazione registica.

25) Quanto ritieni sia importante il montaggio?
Il montaggio è fondamentale. È una riscrittura del film. Spesso si evita di apportare correzioni poco rilevanti su una sceneggiatura se si sa che poi si può intervenire al montaggio. Grazie al montaggio un film può prendere una forma diversa rispetto a quella prevista in sceneggiatura.


Il prodotto finito

26) Quali canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Al momento sempre e solo festival e web.

27) Pensi subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal risultato finale?
Se un’opera ti sembra realizzata bene credo che la partecipazione ad un festival possa servire a farla entrare in contatto con un pubblico che non sia composto solo da coloro che vi hanno lavorato. È utile per permettere all’opera di essere al centro di un confronto.

28) Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Ho avuto riconoscimenti con alcuni dei miei cortometraggi. Vercinge, Al Crepuscolo, Tears, Mio Padre, Stateless sono tutte opere che hanno ricevuto riconoscimenti in territorio nazionale. Alcune di queste sono anche state selezionate per manifestazioni internazionali.

29) Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Riguardi le tue opere e ogni volta le rivaluti alla luce del presente. Sono felice di tutti i lavori fatti però si cresce, si cambia il punto di vista e il modo di vedere  e valutare le cose. Oggi rivedo alcune mie opere e penso che se le dovessi rigirare lo farei in modo differente. Ma ogni cosa deve essere vissuta nel suo tempo.

30) Progetti futuri?
Sto lavorando ad un cortometraggio per una scuola che vedrà la luce ai primi di maggio e presto uscirà il primo episodio di una serie web di genere, un thriller fantapolitico.


Filmografia

-       - Stateless, 2005 (cortometraggio)
-       - Vercinge, 2009 (cortometraggio)
-       - Al Crepuscolo, 2011 (cortometraggio)
-       - Tears, 2012 (cortometraggio)
-       - Mio padre, 2017 (cortometraggio)
-       - Rifugio, 2018 (cortometraggio)
-       - Altromondo, 2018 (serie web)

-       - La passeggiata dello scettico, 2005 (cortometraggio) - sceneggiatura, produzione
-       - 1/2, 2016 (lungometraggio) - assistente fotografia
-       - Un'altra via, 2017 (cortometraggio) - assistente fotografia



Biografia

Matteo Macaluso nasce a Parma nel 1979. Fin da ragazzo è appassionato di cinema e arti visive. Nel 2001 frequenta e si diploma all'Accademia d'Arte Drammatica dell'Antoniano e si cimenta per la prima volta nella regia. Frequenta un seminario tenuto dalla regista internazionale Jane Campion. Dirige il suo primo cortometraggio nel 2004. Continua dirigendo e collaborando alla realizzazione di videoclip e opere di narrativa.

Al Crepuscolo / AT DUSK (Official International Trailer, 2011) from Matteo Macaluso on Vimeo.


TEARS / Prologue - Ep.0 from Matteo Macaluso on Vimeo.

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