Boyhood
di Richard Linklater
con Patricia Arquette, Ethan
Hawke, Ellar Coltrane, Lorelai Linklater
Drammatico, 165 min., USA 2014
39
giorni di riprese realizzate nell’arco di 12 anni (dal 2002 agli inizi del 2014)
al ritmo di tre o quattro giorni ogni anno. Sempre con gli stessi attori, sempre
con la chiara idea di “quale sarebbe stata l’ultima inquadratura, dove
sarebbero andati i personaggi”. Boyhood è il risultato di questo lavoro di
pianificazione e costanza, di commistione tra realtà (il contesto e l’evoluzione
fisica degli attori) e fiction (i personaggi e ciò che accade).
Proprio questa
compenetrazione acuisce le peculiarità di un’anomala storia di formazione che,
proprio per il suo alto tasso di sperimentalismo, promuove un fortissimo
meccanismo di identificazione. Grazie all'inserimento, all’interno della
narrazione, di accadimenti positivi e negativi, degni di nota o irrilevanti, ma
sempre fondamentali per cesellare le personalità, siamo testimoni non solo
della crescita di un ragazzo che passa dai 6 ai 18 anni ma anche delle sorti dei
famigliari che lo accompagnano in questo percorso: la madre, il padre, la
sorella. Un po’ come per chi guarda i filmini di famiglia, messa in scena di
una realtà dove ci sono personaggi costanti e comparse che non ritorneranno, è
impossibile non ritrovare almeno un frammento della propria vita e
identificarsi con almeno uno dei personaggi.
Ma Boyhood è anche un’opera che,
grazie al meccanismo di ripresa diretta della realtà, si propone come documento
filologicamente ineccepibile sul contesto socio culturale statunitense dell’ultimo
decennio (un po’ come Heimat per la
Germania). L’opera promuove infatti un’acuta e profonda riflessione su uno
dei pilastri della società, la Famiglia,
mettendone a nudo le contraddizioni, le soavità.
Voto: 4 su 5
(Film visionato
il 29 ottobre 2014)
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