venerdì 23 marzo 2018

Registi di Parma - Intervista a Emanuele Valla




Registi di Parma - Intervista a Emanuele Valla

La prima parola a cui ho pensato dopo aver letto le risposte di Emanuele è stata “entusiasmo”.
La passione di un regista che ama incondizionatamente il cinema. Cinema inteso non solo come abilità tecnica ma soprattutto come momento empatico e di condivisione con i collaboratori, gli attori, il pubblico. Ciò che traspare è come Emanuele si diverta durante la realizzazione dei suoi film. A partire dalla scrittura della sceneggiatura, con il suo amico di sempre Dario D’Ambrosio, passando per le riprese, il montaggio e infine, momento che suggella il processo creativo, la proiezione dei suoi lavori al pubblico. Ed è proprio al pubblico che Emanuele sembra essersi genuinamente e incondizionatamente donato.


Riferimenti culturali

1) Da dove nasce il tuo amore per il cinema?
Una sera, nella allora casa nuova di Felino, mia madre mi disse: “Stasera ci guardiamo un bellissimo film in TV.” Era Ritorno Al Futuro. E per la prima volta ho vissuto un film. Una delle migliori sceneggiature di sempre. Al termine, lavandoci i denti, ho chiesto come regalo di Natale un videoregistratore.

2) Quali sono i tuoi registi di riferimento?
Steven Spielberg, perché è un vero e proprio narratore e non si fossilizza su un unico genere. Lo adoro, specie in anni come questi dove ci regala due racconti diametralmente opposti (The Post e Ready Player One). Con l’uscita di Jurassic Park, in TV ci fu un backstage integrale di un’ora, narrato da James Earl Jones. Mi rese partecipe della magia del cinema, alla quale contribuiscono centinaia di persone. Questo senso di squadra e missione mi ha fatto capire immediatamente che avrei inseguito il sogno di realizzare film.
Adoro poi Cameron Crowe, quanto la musica pervada i suoi lavori e per come si innamora dei suoi personaggi. Per me è l’ultimo dei romantici.  
Last, but not least: Baz Luhrmann, perché ha una visione immaginifica e un occhio da musical teatrale, anche quando non si parla di Moulin Rouge. Sfarzoso, ma per farti scendere alle emozioni più dirette e viscerali. Che siano visive o sentimentali.

3) Quali film annoveri tra i capolavori?
Jurassic Park, Titanic, Ritorno Al Futuro, Salvate il Soldato Ryan, Vanilla Sky, Moulin Rouge, La La Land, Inception, Cantando Sotto La Pioggia.

4) Quali sono i film che riguarderesti all’infinito?
Ancora La La Land, poi Elizabethtown, I Sogni Segreti di Walter Mitty, Il Grande Gatsby, Collateral, The Greatest Showman, Pleasantville, C’è Posta Per Te.

5) Quali sono i gruppi e/o cantanti che ascolti abitualmente?
Dei Bon Jovi, di Bruce Springsteen e di Hans Zimmer non perdo un’uscita. Ma sono più un fanatico di musical. Seguo ogni stagione di Broadway con grandissima curiosità, con attenzione ad ogni nuovo musical in uscita. Credo che al giorno d’oggi sia la forma d’arte più completa. Quando posso permettermelo corro a New York e mi faccio una scorpacciata di teatri. Magia pura.

6) Quali sono i libri e gli autori letterari che ami?
Leggo molti libri sul processo creativo di grandi blockbuster americani. Poi Fitzgerald.
Ad oggi sul comodino ho però Quando Gli Uomini Diventano Eroi di Jon Krakauer, Il Cane, il Lupo e Dio di Folco Terzani. Sono smanioso di leggere Tipi Non Comuni di Tom Hanks.


Il processo creativo

7) Da quali idee/influenze nascono i tuoi lavori?
Spesso nascono da storie di vita vissuta, a volte ai limiti dell’assurdo, e da elucubrazioni e voli pindarici col mio amico di sempre Dario D’Ambrosio. Creativamente ci completiamo. Anche se devo l’ultima fatica cinematografica al mio “più caro e distante vicino di casa”, Joshua W. Scott, cantautore di Seattle conosciuto grazie alla rete dei festival.

8) Quando trovi il tempo per scrivere il soggetto e la sceneggiatura?
Sono molto fortunato ad avere chi mi propone sceneggiature e spunti su cui elaborare un tessuto narrativo. In questo modo ognuno contribuisce con le proprie abilità. Ovviamente io mi concentro su come rendere una scena in immagini.
Adoro che ci sia questo tipo di compenetrazione tra la visione dello sceneggiatore e quella del regista. Con Dario ad esempio, a lavoro ultimato, non ricordiamo mai chi dei due abbia proposto per primo un’idea.

9) Cortometraggio o lungometraggio? Perché?
Lungometraggio, perché amo sviluppare i personaggi. Non mi sento tanto portato per le “idee geniali” che dovrebbero stare alla base di un buon corto, che in pochi minuti deve andare dritto al punto. Tuttavia mi è capitato di collaborare di recente con professori e scuole su idee dirette, belle ed educative.

10) Le scene sono frutto di immaginazione o attingi da racconti ed esperienze di vita?
La vita è così ricca di spunti che è impossibile lasciarseli scappare. Così come il sonno: molte idee le prendo da certi sogni.
Rollercoaster Love, ad esempio, nasce da una delle mie peggiori esperienze di vita. Mi sono tenuto calmo dicendomi che quelle vicissitudini sarebbero diventate un film. Così è stato, dodici anni dopo, col giusto distacco e rielaborazione creativa.
L’idea di Forever Bright, invece, che Dario sta al momento scrivendo, nasce da una sensazione che mi ha lasciato un sogno (che parlava di tutt’altro) e che vorrei trasferire al pubblico.

11) I personaggi sono ispirati a persone reali?
Solitamente sì. Ma solo nelle sfumature. A volte metto da parte alcuni spunti per una sceneggiatura futura. Sono invece i ruoli secondari quelli a cui amo riservare frasi di nostri amici o situazioni “iconiche”.

12) Sei incline a pensare ad ambientazioni e personaggi in un contesto comico, drammatico o fantascientifico?
Direi un giusto equilibrio tra comico e drammatico. Come la vita, appunto. Ogni giorno scendiamo dal letto e andiamo incontro a una trama indefinita. Speriamo di poterci tornare col sorriso, ma a volte ci corichiamo delusi o abbattuti.
Mi meraviglio sempre del fatto che adoro il genere drammatico ma, nei fatti, mi sento più portato per la commedia. C’è già così tanta tristezza nel mondo!

13) Cosa cerchi di comunicare? A chi?
A me stesso o a chi guarda i miei film? Penso che fare cinema sia un po’ come tenersi allenati sul significato della vita. Riscoprire la condivisione, la scoperta. Il meravigliarsi. A me succede quando realizzo l’interazione che nasce a livello umano sul set, anche solo lavorando in gruppo a piccoli progetti (che per noi sono grandi sogni). Si creano momenti, si fissano ricordi. Si è parte di qualcosa da cui spero possa continuare a trasparire genuinità e voglia di condivisione.
Credo che raccontare storie, senza grandi budget, oggi sia assolutamente possibile. Per continuare a conoscere, conoscersi e continuare ad imparare.      

Con Claudio Coloretti durante la lavorazione di Dreaming Alaska
Processo realizzativo

14) Come scegli gli attori?
Spesso mi baso sulle sensazioni. Non trascuro però un confronto sul progetto e sul contributo che potrebbero dare unendo allo script aspetti della loro personalità.

15) In base a cosa scegli le location?
In base a quanti mondi e soluzioni si prefigurano per le inquadrature e le sensazioni che possono generare con e nei personaggi che le calcheranno. Cerco di immaginarmi una sorta di montaggio finito già mettendovi piede la prima volta.

16) Preferisci girare in interni o in esterni?
Di gran lunga in esterni, sfruttando le condizioni di luce naturale e le variabili che le location ti impongono. Questo per uscirne con nuove idee e soluzioni, grazie a quel gusto per la sfida che si genera solo quando ti trovi a dover fronteggiare problemi come il tempo che stringe, il meteo che varia, ecc.
Twelve Conversations invece è stato girato per sette giorni sempre nello stesso negozio di dischi sotterraneo: lì è stata sfidante la ricerca del non essere ripetitivi.

17) Che macchina da presa utilizzi? Qual è il suo maggior pregio?
Nei tre lungometraggi che ho realizzato fino ad ora ho utilizzato una Sony NEX VG-10E. E’ stata la prima della serie, con corpo da videocamera e sensore fotografico. L’obiettivo 18-200 in dotazione dà molta libertà e grazie al sensore restituisce effetto e pasta molto cinematici. E’ inoltre pratica e maneggevole. Con una macchina fotografica, per quanto ormai generino immagini incredibili, non riuscirei mai a girare. Devo infatti sentire la videocamera come un mio prolungamento. Con le reflex devi aggiungere troppi elementi affinché restituiscano questa sensazione. La Sony è un ottimo compromesso qualità/prezzo.

18) Qual è il tuo movimento di macchina preferito? Quale usi più spesso?
Adoro come una carrellata lenta, su un primo piano, ti faccia leggere dentro agli occhi di un personaggio.
La prima volta che ho potuto usare una piccola gru è stata però una grande emozione. Ma non amo il “guarda-che-bell’-oggettino-mi-sono-comprato-e-cosa-so-fare”. Preferisco focalizzarmi sulla narrazione.

19) Com’è organizzata una tua giornata di riprese?
Si arriva sul set, pronti ad iniziare e a portare a casa l’obiettivo prefissato. Però voglio che ci si senta come in famiglia. Nel senso che c’è tempo per scherzare, consci del fatto che non siamo lì a salvare il mondo ma per ottenere il massimo da tutti, divertendoci.
Penso infatti ci voglia una buona dose di autoironia nel lavoro come nella vita. E orecchie, occhi, ma soprattutto cuore aperto. In modo da capire se il momento o la location ci stanno suggerendo di valutare di modificare i nostri piani per ottenere qualcosa di meglio rispetto a ciò che avevamo preventivato.

20) La sceneggiatura cambia in corso d’opera?
Sì. Nelle sfumature soprattutto. Amo indirizzare gli attori su un sentiero immaginario. Una volta che hanno capito dove siamo diretti, mi piace possano far trasparire la loro unicità nel racconto. Senza mancare di rispetto alla sceneggiatura, però.

21) Lasci i tuoi attori liberi di improvvisare?
Più che altro li lascio sperimentare. L’improvvisazione fine a se stessa credo possa avere spazio soltanto se la situazione lo richiede. A meno che non si crei un momento che senti di voler assolutamente catturare perché funziona.

22) Quali indicazioni dai più spesso ai tuoi attori?
Di lasciarsi andare e non pensare troppo. Si rischia di perdere spontaneità e unicità.

23) Hai dei collaboratori?
Oltre al già citato Dario D’Ambrosio, con cui condividiamo praticamente ogni progetto, anche quelli non scritti di suo pugno, collaboro spesso con Claudio Coloretti (Fondazione Teatro Due) per quel che riguarda fotografia e illuminazione. E’ venuto con noi anche a Port Townsend a gennaio. Senza il suo tocco e la sua fiducia avrei le ali tarpate.
Per quel che riguarda le canzoni, abbiamo collaborato sia a Dreaming Alaska (con score strumentale di Vito Lafiandra e un brano dei Passo Carrabile) sia a Rollercoaster Love con gli Earthist e nello specifico Federico Ronchini (una delle menti del gruppo, anche lui felinese doc).
Abbiamo invece conosciuto il cantautore dell’area di Seattle Joshua W. Scott grazie al web, inserendolo nella soundtrack di Dreaming Alaska. Il destino ci ha fatti incontrare al primo festival americano a cui abbiamo partecipato e da lì è nato un vero e proprio sodalizio. Le sue opere sono state utilizzate nei cortometraggi didattici realizzati con le scuole e nella colonna sonora di Rollercoaster Love, per il quale ha scritto appositamente Wonder Wheel. Nel novembre del 2016, dopo una nostra visita dalle sue parti, ci ha rivelato di voler scrivere una sceneggiatura che avrebbe voluto farmi dirigere. Da questa intenzione è nato Twelve Conversations.

24) Quanto è importante la musica nei tuoi film? Dove preferisci utilizzarla?
Dire che la musica sia per me fondamentale è riduttivo. La adoro perché è universale. Setta il tono e la tavolozza delle emozioni. Mi serve per suggerire al pubblico il modo in cui deve approcciarsi a quello che sta vedendo e a quello che stanno vivendo i personaggi. Spesso mi guida per montare una scena, anche se poi quella stessa scena non includerà musica.

25) Quanto ritieni sia importante il montaggio?
Il montaggio è la terza rinascita di un film. Nasce quando lo scrivi, rinasce sul set, quando hai modo di gestire al meglio le variabili, e rinasce definitivamente in sala montaggio. Credo sia importante avere il montaggio già in testa sul set.

Durante la lavorazione di Twelve Conversations
Il prodotto finito

26) Quali canali sfrutti per diffondere le tue opere?
Mi avvalgo di piattaforme quali Withoutabox e Film Freeway per trovare i festival più adatti al progetto. Senza tralasciare i rapporti umani e le occasioni per portarlo là dove c’è curiosità verso film autoprodotti.

27) Pensi subito di partecipare a qualche concorso o la decisone dipende soprattutto dal risultato finale?
Il film nasce per essere proiettato. Quindi nel momento in cui si decide di farlo, l’auspicio è quello di portarlo a più persone possibili. Non iscriverlo a concorsi sarebbe stupido e significherebbe aver sbagliato qualcosa in fase realizzativa.

28) Hai vinto qualche premio/riconoscimento? Con quali opere?
Con Dreaming Alaska abbiamo ricevuto 9 riconoscimenti internazionali, tra cui il Creative International Award al Columbia Gorge Film Festival (Vancouver, Washington), il Golden Ace Award al Las Vegas e il premio “Miglior Regia” a San Francisco. Ci ha fatto capire che sognare di fare film che fossero visti da un pubblico che non fossero gli amici e i famigliari era possibile e ripagava più di ogni sforzo nel realizzarli.
Con Rollercoaster Love abbiamo apprezzato di essere stati finalmente riconosciuti in Italia, con il marchio “Oro Invisibile” e il premio “Miglior Film” da parte dell’Organizzazione di Inventa Un Film a Lenola (LT). Recentemente il film si è aggiudicato il Legacy Bullet Award all’Angaelica Film Festival di Big Bear Lake, con una giuria formata da co-organizzatori del famoso Slamdance, la ghirlanda d’argento all’Honolulu Film Festival e ci hanno riempito di soddisfazione le 5 Nomination e il premio come Miglior Feel-Good Movie al Sydney Indie Film Festival.
Vedere che il pubblico segue, si immedesima, vedere gli occhi e i sorrisi al termine delle proiezioni… questo però è il riconoscimento più grande per tutto il tempo e la passione che ci metti.

29) Sei soddisfatto dei tuoi lavori? Quale ti rappresenta maggiormente?
Parlavo il mese scorso con qualcuno di quanto si vorrebbe eternamente ritoccare una propria opera.
Per me questo discorso non vale. Sarà forse perché ogni volta che rivedo un mio progetto ripenso allo scambio umano che ho ricevuto. Ed è ciò che mi basta e mi appaga.
Se devo fare un esempio però posso dire che in Dreaming Alaska c’è l’inizio, ovvero l’avere un sogno. E infatti ci siamo anche io e Dario da piccoli, quando sognavamo l’Alaska in un piccolo corto girato quando avevamo rispettivamente 13 e 11 anni. In Rollercoaster Love invece, che come dicevo nasce dalla rielaborazione di un vissuto personale, ci sono i su e giù dell’amore e della vita. In Twelve Conversations c’è la voglia di non perdere il dialogo. Dirsi le cose in faccia, dal vivo. Sperimentare. Buttarsi. Perché nella vita non si sa mai... E’ troppo facile rinunciare ai propri progetti per rimanere nella propria comfort zone.

30) Progetti futuri?
Il nuovo film Twelve Conversations, girato in lingua inglese negli USA con attori americani, a Port Townsend, stato di Washington (che già fece da sfondo a Ufficiale e Gentiluomo e La Neve Cade Sui Cedri), lo vedremo a settembre. Quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che sarebbe stato un film che avrei voluto nella mia personale collezione. Averlo potuto dirigere è stato un onore immenso, così come il potermi misurare con uno stile di scrittura differente da quello di Dario. La prima stesura è praticamente un testo teatrale. Mi piacerebbe adattarlo un giorno. Vedremo quale festival gli darà spazio per primo e poi lo presenteremo anche a Parma.
Tornerò a lavorare in team con Dario per Forever Bright, una sorta di chiusura ad una ipotetica trilogia sulla vita. Un film sull’amicizia e sulle dinamiche di un piccolo centro abitato. La sceneggiatura è in fase avanzata e siamo smaniosi di capire con quale località potremo avviare una vera e propria collaborazione per realizzarlo. È più probabile però che torneremo presto a collaborare cimentandoci con un format televisivo in pillole. Siamo smaniosi di capire dove ci porterà questo viaggio.
Poi c’è sempre il musical teatrale, l’altro mio grande amore: tra aprile e maggio presenteremo due adattamenti esclusivi in Italiano, Basta Un Assaggio e Caro Evan Ti Scrivo, per poi tornare in estate con gli ArtistiSenzaNome a riproporre il mitico Joseph e la Strabiliante Tunica dei Sogni In Technicolor che ci portò tanta fortuna tra il 2006 e il 2008, stavolta in occasione del 50°Anniversario da quando Andrew Lloyd Webber e Tim Rice l’hanno composto nella sua prima forma.
In realtà al momento vorrei solo poter finire di intervistare il cast di Rollercoaster Love per poter finalmente fare uscire il blu-ray e il DVD ricco di extra, da donare innanzitutto ai miei innumerevoli collaboratori senza il supporto dei quali non potrei nulla e ai nostri preziosissimi crowdfunders che non mancano mai di sostenerci.        

Emanuele Valla e Dario D'Ambrosio
Filmografia

-     -  DREAMING ALASKA (2012)
DVD/Digital (Amazon)
facebook.com/dreamingalaska

-     -  NOBODY KNOWS (2014)
Cortometraggio in collaborazione con Scuole Medie Quattro Castella

-     -  ROLLERCOASTER LOVE (2016)
DVD/Digital (prossimamente)
facebook.com/rclovemovie

-     -  L’ULTIMO BANCO (2017)
Cortometraggio in collaborazione con Scuole Medie Felino

-     -  TWELVE CONVERSATIONS (Settembre 2018- in postproduzione)
Post-Produzione
facebook.com/12cmovie

Il canale YouTube di Emanuele Valla è https://www.youtube.com/user/Precrime2054



Biografia

Emanuele Valla è nato a Parma il 4 aprile 1983. Vive a Felino. Si e diplomato in Regia e Produzuzione Cinematografca all’Accademia Nazionale Arti Cinematografche di Bologna.
Fin dall’eta di 9 anni realizza corto e mediometraggi e da oltre dieci anni realizza montaggi video per ditte e privati.
L’inesauribile passione per il cinema lo porta a scrivere e dirigere nel 2002 il film James Blond, che ironizza sugli action movie.
Nel 2008 il corto da lui montato C'era Un Ragazzo... Un Partigiano (regia di Valeria Fochi) si aggiudica il secondo premio al concorso “Parma Incontra il Suo Territorio”, indetto da Fondazione Cariparma. Allo stesso concorso partecipa anche con l'Istituto Comprensivo Guatelli di Collecchio PR, con il cortometraggio E Un Eroe Scese Dal Cielo, da lui scritto e diretto.
Nel 2011 ha diretto il suo primo lungometraggio intitolato Dreaming Alaska un road movie (dramedy) sulla vita e i sogni lasciati troppo a lungo a marcire in un cassetto, scritto dall'amico e collaboratore Dario D'Ambrosio.
Il suo ultimo lungometraggio sugli alti e bassi dell'amore, Rollercoaster Love, viene presentato in anteprima al The Space Parma Campus il 21 Marzo 2016 per poi farsi strada nei festival nazionali ed internazionali.
Di recente ha firmato la regia video di Multas Per Gentes, cortometraggio dell'Istituto Comprensivo di Felino (regia teatrale Valeria Fochi, Lucia Perego) che ha ricevuto il Premio Speciale della Giuria al concorso “Migrantes Parmenses” indetto da Fondazione Cariparma.
E’ stato assistente alla regia per la fiction Mediaset La Figlia di Elisa: Ritorno a Rivombrosa per le riprese in provincia di Parma.

Nel 2003 ha fondato ArtistiSenzaNome, con la volontà di allestire spettacoli teatrali musicali valorizzando le doti artistiche di ragazzi di provincia, con l’intento principale di “divertire divertendosi”.


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