Con queste desolanti parole -peraltro ripetute allo sfinimento- abbiamo iniziato stamattina un nuovo anno universitario.
A pronunciarle è stato il docente di turno, con chiaro riferimento al DDL Gelmini e ai tagli a cui tutte le università italiane, anche le più stabili e finanziariamente in regola, sono state sottoposte.
I corsi attuali non possono essere garantiti per l'anno prossimo, non ci sono soldi nemmeno per comprare la carta per le fotocopiatrici, i professori rimarranno presto senza stipendio e sognare un futuro nell'insegnamento è un suicidio a tutti gli effetti.
A pronunciarle è stato il docente di turno, con chiaro riferimento al DDL Gelmini e ai tagli a cui tutte le università italiane, anche le più stabili e finanziariamente in regola, sono state sottoposte.
I corsi attuali non possono essere garantiti per l'anno prossimo, non ci sono soldi nemmeno per comprare la carta per le fotocopiatrici, i professori rimarranno presto senza stipendio e sognare un futuro nell'insegnamento è un suicidio a tutti gli effetti.
In questa situazione ci si chiede se serviranno a qualcosa le varie manifestazioni di protesta dei ricercatori, tra le quali si segnala per intensità e scalpore quella dell'ateneo bolognese, dove i ricercatori hanno attuato il blocco della didattica in praticamente tutte le facoltà.
Non sappiamo quanto in basso si potrà scendere.
Non sappiamo quanto in basso si potrà scendere.
L'unica certezza che abbiamo risiede nel totale deprezzamento della cultura che da ormai troppo tempo interessa il nostro misero paese.
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