mercoledì 29 settembre 2010

L'ignoranza degli italiani

E se fosse l’ignoranza il primo problema della democrazia in Italia?

Sono allarmanti, ma non hanno generato un gran dibattito, i risultati di due indagini internazionali sull’istruzione primaria e la cultura diffusa degli italiani raccolti dalla ricercatrice Vittoria Gallina nei saggi La competenza alfabetica in Italia. Una ricerca sulla cultura della popolazione (Franco Angeli 2000) e Letteratismo e abilità per la vita. Indagine nazionale sulla popolazione italiana (Armando editore 2006).

Cosa dicono queste indagini? “Cinque italiani su cento tra i 14 e i 65 anni non sanno distinguere una lettera da un’altra, una cifra dall’altra: sono analfabeti totali. Trentotto su cento lo sanno fare, ma riescono solo a leggere con difficoltà una scritta semplice e a decifrare qualche cifra. Trentatré superano questa condizione, ma qui si fermano: un testo scritto che riguardi fatti collettivi, di rilievo anche nella vita quotidiana, è oltre la portata delle loro capacità di lettura e scrittura, un grafico con qualche percentuale è un’icona indecifrabile. Tra questi, il 12 per cento dei laureati. Soltanto il 20 per cento della popolazione adulta italiana possiede gli strumenti minimi indispensabili di lettura, scrittura e calcolo necessari per orientarsi in una società contemporanea“.

Sono parole del linguista Tullio De Mauro.
Sono numeri che spiegano molte cose.

5 commenti:

sante ha detto...

La situazione non è destinata sicuramente a migliorare...il fatto è che la nostra non è mai stata una nazione alfabetizzata, il poco che abbiamo imparato ce l'ha insegnato la tv (il caso del maestro Manzi è emblematico). Il presidente del Consiglio ci ha "consigliato" di non leggere i giornali e implicitamente ci ha così consigliato di guardare solo la tv. Penso che la nostra non-istruzione faccia parte di una strategia precisa. Da sempre.

A.V. ha detto...

«Serebbe meglio abolire [...] sia la scuola dell'obbligo che la televisione: perchè ogni giorno che passa è fatale sia per gli scolari che per i telespettatori... [...] La mia proposta di "abolizione" non è che la metafora di una radicale riforma [...]. Bisogna rendere la televisione partitica e cioè, culturalmente, pluralistica. E' l'unico modo perchè essa perda il suo orrendo valore carismatico, la sua intollerabile ufficialità. Ogni Partito dovrebbe avere diritto alle sue trasmissioni. In modo che ogni spettatore sarebbe chiamato a scegliere e a criticare, cioè a essere coautore, anzichè essere un tapino che vede e ascolta, tanto più represso quanto più adulato».

10 punti EXP a chi indovina di chi sono queste parole.

L.Z. ha detto...

Io lo so!
Io lo so!!!

Il rospo dalla bocca larga ha detto...

Eh beh, credo proprio che non ci sia bisogno nemmeno del punto di domanda... L'ignoranza del paese è la causa del suo male. C'è poco da fare...

sante ha detto...

Non so di chi sono quelle parole ma pochi giorni fa ho letto un concetto del tutto simile...datemi un po' di tempo e ci arrivo

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