Chi si aspettava al cinema un weekend di Halloween in puro stile horror dovrà ricredersi.
Grande è infatti la curiosità suscitata, a sorpresa, da un film di animazione quale «L'illusionista» di Sylvain Chomet, la cui genesi è già di per sé di enorme interesse.
La storia è tratta da una sceneggiatura del celebre regista francese Jacques Tati, scritta nella seconda metà degli anni '50 e rimasta per più di mezzo secolo in un archivio, fino a quando la figlia di Tati, Sophie Tatischeff, decise che quel testo doveve essere rappresentato proprio da Sylvain Chomet, che aveva già reso omaggio a Tati nel suo precedente «Appuntamento a Belleville».
Opera struggente ed toccante, «L'illusionista» racconta le vicende di un anziano prestigiatore francese (ricalcato sul volto e sulla mimica dello stesso Tati), ormai costretto a esibirsi in caffè e teatrini di periferia perché sui grandi palcoscenici la scena gli è stata rubata da gruppi di rockstar in grado di attirare un pubblico maggiore.
Durante un'esibizione in un piccolo pub scozzese incontra la giovane Alice, che rimane affascinata dai suoi trucchi, credendo si tratti di vera magia. La ragazza, che lo seguirà poi a Edimburgo, diventerà allora la vera ragione di vita del vecchio illusionista.
Durante un'esibizione in un piccolo pub scozzese incontra la giovane Alice, che rimane affascinata dai suoi trucchi, credendo si tratti di vera magia. La ragazza, che lo seguirà poi a Edimburgo, diventerà allora la vera ragione di vita del vecchio illusionista.
Oltre che nella storia in sè, il fascino del film risiede anche nelle scelte tecniche dato che, come nel suo precedente lavoro, Sylvain Chomet predilige l'animazione tradizionale, il disegno a mano e le due dimensioni, dando così vita ad una pellicola ormai unica al giorno d'oggi.
Fonte: Ilsole24ore
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