venerdì 25 febbraio 2011

Castra il tuo animale. Berlusconi nello spot della Peta

Chi meglio di Berlusconi si presta a rendere evidenti i danni che il senso occasionale può provocare?
Questo hanno pensato i dirigenti della Peta (People for the Ethical Treatment of Animals), una delle principali associazioni animaliste del mondo, che hanno scelto il nostro beneamato Presidente come inconsapevole testimonial della nuova campagna volta a sensibilizzare sulla necessità di sterilizzare gli animali domestici.
Nella parte inferiore del manifesto, a fianco di un Berlusconi sorridente e sornione, si legge: «Ci sono così tanti animali senza casa. Per favore sterilizza il tuo”.

“Il primo ministro Berlusconi può rendere un grande servizio incoraggiando tutti a sterilizzare i loro cani e gatti – ha detto sarcastica la presidente della Peta Ingrid E. Newkirk, con un chiaro riferimento al caso Ruby – le centinaia di migliaia di animali senza casa non fanno titoli sui giornali come Berlusconi, ma c’è bisogno che la gente presti attenzione ai danni che il sesso occasionale sta provocando».

Per fortuna che, come ha detto Gasparri ieri sera ad Annozero, Berlusconi non danneggia affatto l'immagine dell'Italia, anzi è stimato e benvoluto all'estero.

mercoledì 23 febbraio 2011

2001-2010. In ricordo degli anni Zero. 2008

Italia, 8 gennaio
Napoli: emergenza rifiuti

Il Premier Romano Prodi nomina Gianni De Gennaro commissario straordinario per l’emergenza rifiuti in Campania. Una rapida soluzione della crisi (iniziata nel 2007) è un cavallo di battaglia della campagna elettorale di Silvio Berlusconi che, dopo aver vinto le elezioni, il 21 maggio 2008 tiene il primo Consiglio dei ministri a Napoli. Nel novembre del 2010 la situazione riprecipita: le discariche sono colme, il termovalorizzatore di Acerra si sblocca.



Italia, 16 gennaio
Mastella fa lo sgambetto

Il ministro della Giustizia Clemente Mastella annuncia le dimissioni, dopo l’ordinanza di arresti domiciliari per la moglie Sandra Leonardo. Anche il guardasigilli viene indagato per concussione. Il 21 il suo partito, l’Udeur, ritira l’appoggio al governo per la mancata solidarietà politica nei suoi confronti. Il governo non ottiene la fiducia al Senato e Romano Prodi rassegna le dimissioni. Il 6 febbraio Giorgio Napolitano scioglie le Camere.



USA, 15 settembre
Crac Lehman Brothers

Con il crac della banca Lehman Brothers, messa in ginocchio dalla crisi dei mutui subprime, si innesca la crisi finanziaria globale. La banca d’investimenti statunitense, che ha 26mila dipendenti nel mondo, presenta istanza di fallimento e coinvolge titoli per un valore di 613 miliardi di dollari. Il Dow Jones registra la sua sesta giornata più nera della storia, la peggiore dopo il crollo dell’11 settembre 2001. Le borse vanno a picco.

USA, 4 novembre
Il nuovo sogno americano: Barack Obama

Negli USA le elezioni presidenziali vedono la netta vittoria del candidato democratico Barack Obama sul repubblicano John McCain. Il discorso di insediamento, pronunciato il 21 gennaio 2009 al Grant Park di Chicago davanti a 65mila spettatori, riecheggia i messaggi di cambiamento e di speranza che erano state le parole d’ordine di Obama nella sua campagna elettorale. Molti ascoltatori in tutto il mondo accolgono in lacrime la vittoria del primo Presidente afroamericano nella storia degli Stati Uniti.

domenica 20 febbraio 2011

Nuova recensione Cineland. Black Swan

Il cigno nero (Black Swan)
di Darren Aronofsky
con Natalie Portman, Vincent Cassel, Winona Ryder, Mila Kunis
Thriller, 110 min. USA 2010

Darren Aronofsky ha trovato il suo stile. Non è da tutti. Ha sviluppato la tecnica registica "dell’epidermide", ovvero la capacità di restituire al pubblico una gamma di sensazioni legate alla pelle. Ieri lo ha fatto con The Wrestler, oggi lo fa con Il cigno nero (Black Swan). Là la pelle era maschile, non più tonica, provata dalle botte e dal tempo che passa, puzzolente di sudore, di roulotte e di alcool. Qui la membrana è femminile, tonica, profumata di verginità, provata dagli sforzi che solo una ballerina di danza classica può sopportare.

Nina (Natalie Portman), questo il suo nome, vuole e deve interpretare il doppio ruolo di cigno bianco e cigno nero nel balletto Il lago dei cigni. Ma lei, pur essendo un’ottima ballerina, è solo cigno bianco, inibita com’è da una madre che la tiene soggiogata in casa e da una professione che non le ha permesso di fare esperienze di “vita vissuta”. La lotta per la maturazione è su più fronti, ma è soprattutto una battaglia con sé stessa. Riuscirà Nina a far uscire il cigno nero che c’è in lei?

Nina è stritolata dai suoi demoni, dalla sua voglia di essere perfetta, dalla sua voglia di essere, allo stesso tempo, una ragazza che si diverte come tutte le altre. Ma non può, si deve controllare: nel mangiare, negli esercizi, negli orari. Non riesce tuttavia a soffocare la sua parte animalesca, legata al sensibile. Ecco allora che la pelle comincia a lacerarsi, a tagliarsi, a sanguinare. Nina non riesce più a controllare la forza dirompente di un cigno nero che ormai si sente prono per uscire.

Chi rende possibile la tensione (anche della pelle), chi ce la fa sentire, è Natalie Portman, praticamente perfetta. È impossibile non partecipare empaticamente a ciò che le sta capitando. La sua pelle è la nostra, il suo disagio pure. Anche noi sentiamo la sua metamorfosi, siamo ad un passo dal diventare come lei. Miracolo che solo una recitazione perfetta come questa potrebbe far diventare realtà. Se non fosse però per qualche pecca nella storia.

Come è già stato detto Afronofsky riesce a farci partecipare empaticamente alle vicissitudini della protagonista, anche grazie al suo stile. Ma si ha l’impressione che con Il cigno nero si fermi alla superficie (all’epidermide) della questione.

In primis i dialoghi, sovrabbondanti di ovvietà e di frasi fatte, talvolta finiscono per spezzare quella tensione e quel ritmo che le immagini non faticano a veicolare. Secondariamente il ricorso ad un’analisi del tema dello sdoppiamento e del rapporto madre/figlia mette a nudo tutti i suoi limiti dimostrando che sarebbe sufficiente solo in un tema di quinta elementare. (È questo il vero punto debole del film che non ci fa urlare al capolavoro). Infine risultano sbrigativi gli elementi retorici legati alla trasgressione. (I riferimenti alla droga e alla discoteca si potevano tranquillamente evitare). Buono, invece, il motivo ricorrente della masturbazione, pratica che mette in gioco l’epidermide diventando occasione di crescita che porta al conoscimento di sé stessi e del piacere.

L’involucro ci può dare molte e importanti informazioni sul contenuto. Contenuto che era più profondo in The Wrestler.

Voto: 4/5

(Film visionato il 19/2/2011)

Affittopoli milanese: la lista dei finti poveri del Trivulzio


Dopo le prime indiscrezioni, il sito della Repubblica pubblica finalmente la lista degli affittuari del Pio Albergo Trivulzio di Milano, concepiti per accogliere persone disagiate.
Si scopre così che in questi appartamenti "c'è tutto tranne i poveri", come ha dichiarato causticamente la portiera di uno dei palazzi dell'istituto gestito da Emilio Trabucchi.


Ecco allora che negli elenchi spuntano nomi noti, come quello di Ariedo Braida, direttore generale del Milan, o quello del fratello di Luca Cordero di Montezemolo, stilista di moda.

Si incontrano poi la giornalista di Mediaset Claudia Peroni; la presidentessa dell'Ordine degli architetti Daniela Volpi; il politologo Giorgio Galli; Piero Testoni, nipote di Francesco Cossiga e parlamentare del Pdl; Pier Filippo Giuggioli, figlio del presidente dell'Ordine degli Avvocati; la compagna di Aldo Brancher, l'onorevole del Pdl costretto alle dimissioni da ministro per l'Attuazione del programma dopo essere stato condannato in primo grado per appropriazione indebita e ricettazione; la ballerina Carla Fracci, l'attrice Gaia Bermani Amaral e tanti altri.

mercoledì 16 febbraio 2011

Festival di Sanremo 2011. Qualche valutazione


Giusy Ferreri, Il mare immenso.
Ritornello alla Patty Pravo. Voce troppo incerta. Canzone orecchiabile, buona per la radio.
Voto: 6+

Luca Barbarossa e Raquel Del Rosario, Fino in fondo.
Ricorda, nel ritornello, “in tutti i luoghi, in tutti i laghi” di Valerio Scanu. Canzone d’altri tempi, ma più che d’altri tempi direi obsoleta. Le combinazioni di parole sono retoriche, già sentite milioni di volte.
Voto: 4

Roberto Vecchioni, Chiamami ancora amore.
Canzone che si vuole imporre come inno generazionale. Ma siamo ancora sicuri che l’amore vince su tutto? (A questo proposito le certezze del Berlusca hanno già cominciato a vacillare). Ritornello penetrante e parole che fanno leva sui principi e i sentimenti di piazza. Verrà cantata nelle gite col parroco.
Voto: 6½

Anna Tatangelo, Bastardo.
Fino al primo “bastardo” tutto bene. Poi lo sfacelo. La Tatangelo è brava, ma perché si presta a queste cose?
Voto: 5

La Crus, Io confesso.
Apparato strumentale d’effetto. Ottima voce. Canzone nel complesso raffinata. Il testo meno.
Voto: 7

Ingresso Elisabetta Canalis e Belen Rodriguez.
Perché, invece, non due top model italiane? Una Bianca Balti di sicuro effetto e raffinatezza proprio no? Con loro si ha sempre l’impressione di essere in uno spot Tim. Evidentemente gli spettatori si meritano due tamarre incompetenti.
Voto: 4

Max Pezzali, Il mio secondo tempo.
Noi preferiamo ricordarcelo ai tempi degli 883. La canzone piacerà molto agli over 40. Sonorità americane, quasi country, e una voce inedita. Verrà sicuramente usata sugli autoscontri e il calcinculo a primavera.
Voto: 5½

Davide Van De Sfroos, Yanez.
Molta molta personalità. Mancano però i sottotitoli. Certo che sentir dire iPhone in dialetto comasco fa un po’ ridere. Siamo lontani dai risultati raggiunti da De Andrè. Canzone fuori contesto.
Voto: 5

Luca e Paolo con Ti sputtanerò.
Una ventata d’aria fresca tra le bare impolverate del Festival. Canzone cattivella sulle vicende berlusconiane e, solo per par condicio, finiane. Questa volta Masi cosa farà?
Voto: 7

Anna Oxa, La mia anima d’uomo.
Testo classico su sonorità rock. L’alchimia non funziona. E la voce della Oxa perde colpi.
Voto: 4,5

Tricarico, Tre colori.
Una canzone come questa, misurata, profonda, intellettuale, non si merita un’Italia così.
Voto: 7,5

Emma Marrone con i Modà, Arriverà.
Ottimo duetto. Energico, calibrato, giovane. In più sonorità e parole in perfetto stile Modà perciò, in questo momento storico, alchimia vincente.
Voto: 8

Luca Madonia con Franco Battiato, L’alieno.
Madonia anonimo. Ma quando canta Battiato, anche solo per una decina di secondi come in questo caso, tutto si “illumina d’immenso”.
Voto: 7

Patty Pravo, Il vento e le rose.
È lei l’"alieno" di Battiato. Ciò non toglie che per lei sia già “viale del tramonto”.
Voto: 5,5

Nathalie, Vivo sospesa.
Testo insufficiente ma buone le atmosfere. Melodia ruffiana.
Voto: 6

Al Bano, Amanda è libera.
Ritmi tribali, qua e là arabeggianti, per un Al Bano che sembra uscito dagli anni Sessanta. C’è poco da fare, il suo stile è inconfondibile e il crescendo nelle sue canzoni è un marchio di fabbrica. Finale mistico.
Voto: 6

Gianni Morandi.
Più di una volta impacciato, come del resto tutti i suoi valletti, ha comunque il merito di dare più spazio, rispetto alle altre edizioni, alle canzoni. Stendiamo un velo pietoso sullo stucchevole passaggio di consegne iniziale. Via i bambini dai palcoscenici televisivi!
Voto: 5

I voti hanno tenuto necessariamente conto di:
- Performance;
- Contesto;
- Orecchiabilità del pezzo.

martedì 15 febbraio 2011

Scoperta la ricetta della Coca Cola!

Da oggi tutti potremo prepararci la Coca Cola in casa.

La ricetta della bevanda più famosa e più pubblicizzata di tutti i tempi è stata infatti svelata, dopo essere stata custodita gelosamente in cassaforte e controllata a vista 24 ore su 24 per ben 125 anni.

Responsabile della clamorosa scoperta è Thisamericanlife.org, sito dell'omonimo settimanale radiofonico statunitense, che tre giorni fa ha rispolverato una articolo con foto pubblicato senza clamore nel 1979 sull'Atlanta Journal and Constitution, in cui un amico di John Pemberton - il celeberrimo inventore della Coca Cola - ne svelava gli ingredienti.

Questi, in parte, erano già stati resi noti dallo storico Mark Pendergast nel suo libro Per Dio, la patria e la Coca-Cola: la vera storia (non autorizzata) della bibita più famosa del mondo, edito da Piemme nel 1992.
Tuttavia la ricetta pubblicata nel 1979 differisce da quella resa nota da Pendergast per un elemento, un solo elemento ma essenziale: la composizione dell'ingrediente segreto, il cosiddetto "Merchandise 7x" una miscela di oli essenziali che, pur costituendo meno dell'1% della formula, conferirebbe alla bevanda il suo inconfondibile sapore.

Nella versione riportata dal'Atlanta Journal la percentuale degli oli essenziali è di 4 volte inferiore ripetto alla ricetta riportata da Pendergast, il quale ha dichiarato che proprio quella potrebbe essere la versione originale.

Ecco dunque gli ingredienti completi per preparare la Coca Cola fai-da-te:

estratto fluido di coca e noci di cola (3 gocce)
acido citrico (3 once)
caffeina (1 oncia)
zucchero (30 libbre)
acqua (due galloni e mezzo)
succo di lime (due pinte)
vaniglia (1 oncia)
caramello (1,5 once o q.b. per dare colore)
7X: alcool (6 once) + 6 essenze: arancia (20 gocce) limone (30 gocce) noce moscata (10 gocce) coriandolo (5 gocce) neroli (10 gocce) cannella (10 gocce)


1 oncia= 29,6 ml
1 libbra= 453,60 g
1 gallone= 4,546 litri
1 pinta= 0,47 litri

lunedì 14 febbraio 2011

Vi ricorda qualcosa? (Ammonimento)



Lucas Cranach
Coppia mal assortita (Giovane donna e anziano)
Olio su tavola di faggio, cm. 38 X 25, 1520-1522 
Praga, Galleria nazionale



La giovane donna si concede all'anziano. Lui la abbraccia, la bacia. Lei si fa toccare, ma intanto gli sottrae i denari dal sacchetto.

venerdì 11 febbraio 2011

Censura nella tv pubblica? La proposta del Pdl

L'onorevole Alessio Butti del Pdl ha redatto un testo per la commissione di Vigilanza che, se venisse approvato, cambierebbe il volto della nostra tv pubblica.

L'idea di fondo è questa: la commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi diventa, di fatto, un politburo che dà indicazioni sulla compilazione dei palinsesti, sulla fattura dei programmi, sui modi e sui tempi con cui devono andare in onda. Non solo: il direttore generale viene elevato a direttore editoriale di tutta la Rai esautorando completamente i direttori di rete, retrocessi a semplici passacarte.

Non contenta, la commissione mette il becco anche nei generi. Per esempio, nel nome di quella ridicola pratica del contraddittorio (ridicola per come dovrebbe essere sistematicamente attuata), non ci sarà più spazio per programmi come «Report», «Annozero», «Parla con me» e tanti altri.

L'obiettivo sembra chiaro: spazzare via tutti i programmi considerati ostili all'attuale maggioranza.

Il linguaggio con cui è redatto il testo, come tutti i testi vagamente totalitari, è sinistramente grottesco: «Tutti i partiti devono trovare, in proporzione al proprio consenso, opportuni spazi nelle trasmissioni di approfondimento giornalistico», «il servizio pubblico deve rappresentare il Paese reale, non le élites culturali né i cosiddetti poteri forti», «la Rai studi e sperimenti format di approfondimento giornalistico innovativi che prevedano anche la presenza in studio di due conduttori di diversa estrazione culturale», «per garantire l'originalità dei palinsesti è opportuno, in linea generale, che i temi prevalenti trattati da un programma non costituiscano oggetto di approfondimento di altri programmi, anche di altre reti, almeno nell'arco degli otto giorni successivi alla loro messa in onda».

Continua a leggere sul Corriere

giovedì 10 febbraio 2011

Censurato Il Caimano


Questa sera a Parla con me, il programma condotto da Serena Dandini su Rai3, doveva andare in onda la sequenza finale del film Il Caimano di Nanni Moretti, in cui il protagonista –che richiama ovviamente Silvio Berlusconi- viene processato con rito immediato e condannato a 7 anni di reclusione.

Ma nella serata di ieri è arrivata una lettera perentoria del vicedirettore generale, Antonio Marano, che chiedeva di ridurre la scena da sette a tre minuti minacciando, in caso contrario, la svalutazione del prodotto e quindi il divieto di trasmetterlo in futuro su qualsiasi rete Rai.

Nella scena in questione, a fine processo, il Caimano lascia il tribunale arringando la folla che lo aspetta fuori: «Con la mia condanna la democrazia si è trasformata in un regime. Gli uomini liberi hanno il diritto di reagire in ogni modo». Poi sale in auto e, mentre si allontana, sullo sfondo buio si staglia l'immagine dei fuochi provocati dalle molotov lanciate dai manifestanti contro i magistrati che hanno emesso la sentenza.

Niente Caimano dunque.

E pensare che nei giorni scorsi Rai Tre, attraverso il direttore Paolo Ruffini, si era detta disponibile a mandare il onda in prima serata il film per intero, ma l’azienda aveva replicato che l’avrebbe trasmesso Rai Uno, anche se una decisione non è ancora stata presa.

Nel frattempo accontentiamoci di vedere la scena incriminata su Internet.


mercoledì 9 febbraio 2011

"Freedom" di Jonathan Franzen: data esatta dell'uscita italiana

Osannato dalla critica americana e celebrato da più parti come un capolavoro, Freedom arriva finalmente in Italia, dove sarà pubblicato da Einaudi nella collana Supercoralli.

Sebbene sul sito dell'editore non vi sia nessuna informazione a riguardo, su Lafeltrinelli.it si legge che Libertà di Jonathan Franzen uscirà in Italia il 15 marzo 2011. Il libro consta di 600 pagine e costerà poco più di 20 euro.

Si tratta del secondo romanzo di Franzen, dopo il fortunatissimo Correzioni, che nel 2002 ebbe un grandissimo successo.
Anche questa volta protagonista è una famiglia della media borghesia, di cui vengono messe in luce le contraddizioni e i paradossi, per rappresentare con cinico umorismo le conseguenze, sia tragiche che comiche, derivate dall'essere liberi nella società contemporanea.

lunedì 7 febbraio 2011

Novità da Blockbuster. Cosa vedere e cosa no

Da vedere (con riserva)

Lo zio Bonmee che si ricorda le vite precedenti
di Apichatpong Weerasethakul
con Thanapat Saisaymar, Jenjira Pongpas, Sakda Kaewbuadee, Natthakarn Aphaiwonk
Drammatico, 112 min. Tailandia, Gran Bretagna, Francia, Spagna, Germania, 2010
**

Incantevole nei paesaggi, il film è di un ermetismo disarmante. Poche volte mi è capitato di vedere un'opera così difficile da decifrare, così poco accessibile. Bisognerebbe sicuramente conoscere meglio la cultura thailandese, dato che l'opera è un insieme di racconti, credenze e leggende del luogo. È forte la presenza della filosofia buddista, che si riverbera nella presenza delle anime della foresta e nella presenza di animali parlanti, reincarnazioni di uomini. Molto bella la scena iniziale con un bufalo che riesce a liberarsi da una corda e quella centrale, dove una principessa sfigurata incontra un pesce gatto. Sullo sfondo silenzio, vegetazione lussureggiante e bellissime cascate. Palma d'oro al Festival di Cannes 2010.

Da evitare

I ministri – Giustizia privata
di Frank Reyes
con John Leguizamo, Florencia Lozano, Diane Venora, Harvey Keitel
Poliziesco, 90 min. USA, 2009

Sembra di vedere la brutta copia di un film d'inizio anni Novanta, di quelli con il fumo finto che esce dai tombini dei vicoli di una grande città americana. Come se non bastasse la trama è scarna e tematicamente imbarazzante: due fratelli (non gemelli ma, nonostante questo, interpretati dallo stesso attore, forse per risparmiare) sono integralisti religiosi che, dapprima, uccidono tutti quelli che sono implicati nella morte dei loro genitori e, successivamente, coloro che semplicemente “vivono nel peccato”. La cosa si complica quando uno dei due si innamora della poliziotta alla quale, anni prima, aveva ucciso il padre. Trama e tecnica registica stucchevoli. E quel che è peggio è che la presenza di Harvey Keitel non è più garanzia di film di qualità.

sabato 5 febbraio 2011

2001-2010. In ricordo degli anni Zero. 2007

Italia, 30 luglio
Morte di Michelangelo Antonioni

Muore a Roma, all’età di 94 anni, il regista ferrarese Michelangelo Antonioni. Ha conquistato un Oscar alla carriera nel 1994. Tra i suoi film Cronaca di un amore (1950), I vinti (1952), Il grido (1957), L’avventura (1960, Premio speciale della giuria di Cannes), L’eclisse (1962, Premio speciale della giuria di Cannes), Deserto rosso (1964, Leone d’oro a Venezia), Blow-Up (1966, Palma d’oro a Cannes), Zabriskie Point (1970), Professione: reporter (1975), Al di là delle nuvole (1995, con la collaborazione di Wim Wenders).

Svezia, 8 ottobre
Nobel a Mario Renato Capecchi

Il genetista italiano naturalizzato statunitense Mario Capecchi vince il premio Nobel per la medicina. Il riconoscimento, condiviso con i colleghi Martin J. Evans e Oliver Smithies, giunge per la messa a punto del gene targeting, una tecnica fondamentale per studiare in vivo gli effetti legati alle mutazioni dei geni.





Gran Bretagna, 11 ottobre
Doris Lessing vince il Nobel

Nobel per la letteratura alla scrittrice britannica Doris Lessing, al secolo Doris May Tayler, nata nel 1919 a Kermanshah, Iran. La motivazione: «Cantrice dell’esperienza femminile, con scetticismo, passione e potere visionario, ha messo sotto esame una civiltà divisa». Cresciuta in Rhodesia del Sud (oggi Zimbawe), ha scritto, tra le varie opere, L’erba canta (1950), Il taccuino d’oro (1962), Memorie di una sopravvissuta (1974).



Italia, 6 novembre
Morte di Enzo Biagi

«Avrei fatto il giornalista anche gratis: meno male che i miei editori non se ne sono mai accorti».
Enzo Biagi

giovedì 3 febbraio 2011

Quando l'obiettività è di casa


Sul Giornale di oggi, sia nell'edizione cartacea che sul web, compare in primo piano un articolo inquietante, su un presunto atto violento a danni di Anna Maria Greco, una cronista da parte di un gruppo di poliziotti inviati da una non meglio specificata pm di Roma:

"Il braccio violento della magistratura ieri ha col­pito noi del Giornale. Una bravissima colle­ga, Anna Maria Greco, è sta­ta svegliata da poliziotti [...] so­no entrati nella sua camera da letto, l’hanno fatta spo­gliare e hanno eseguito una perquisizione corporale. Sotto la sua biancheria cer­cavano le fonti di una noti­zia [...] Come mai tanta ferocia?"

E l'articolo procede su questa linea:

"Blitz della Procura" - "Attentato alla libertà di stampa" - "Atto di violenza privata" - "Squallida e vigliacca vendetta" - "Una Pm mascalzona che ha abusato del suo potere" - "Chi difende ora il corpo della donna?" - "Qualcosa di molto violento" - "Ho tentato di oppormi" - "L'incubo della nostra cronista" - "La poliziotta indossava i guanti di lattice" - "Inaudito e scandaloso" - "Vicini alla polizia di Pinochet"

E si va oltre, individuando addirittura le ragioni alla base di quella che sembrerebbe -stando alle parole del Giornale- una aggressione in piena regola, in motivazioni del tutto personali:

"la notizia [...] interessava Ilda Boccassini [...]. Par­liamo non di gossip, ma di atti giudiziari, quelli del pro­cesso cui fu sottoposta la Boccassini anni fa perché sorpresa in atteggiamenti imbarazzanti in luogo pub­blic­o con un giornalista di si­nistra. [...] È stato un atto di violenza privata ordi­nato da una donna, la pm di Roma, contro un’altra don­na in nome di un’altra don­na (la Boccassini). Cioè la giustizia trasformata in un fatto personale, una squalli­da e vigliacca vendetta, per­petuata con l’uso della for­za dello Stato".

Siamo al limite del ridicolo, per di più finalizzato ad aizzare gli animi e a radicalizzare le tensioni già anche troppo accese.

Tanto più che la stessa cronista perquisita, intervistata da Radio 24, ha dichiarato:

"I carabinieri sono stati gentilissimi, misurati [...] Non ho mai detto che mi abbiano toccato [...]. Non ho mai parlato di contatto [...] Mi hanno spiegato che i guanti erano una precauzione: bisogna usarli anche solo per spostare i capelli [...] Ma la donna che mi ha perquisito non mi ha nemmeno sfiorata. Per carità, è stata gentilissima".

mercoledì 2 febbraio 2011

Per la prima volta in tv Il divo di Paolo Sorrentino

Sembrerà strano ma, per uno strano gioco di coincidenze che non vogliamo chiamare “censura concordata tra Rai e Mediaset”, Il divo di Paolo Sorrentino, film premiato a Cannes nel 2008 con il Premio della Giuria, non è mai stato trasmesso dalla tv italiana. Rimedia la solita La7.

Questa sera, alle ore 21.10, verrà messa in onda l’opera, che si distingue per la modernità e la perfezione della tecnica registica e l’attualità dei temi trattati.

Poi, alle 23.25, Enrico Mentana, direttore del telegiornale dell’emittente, curerà un approfondimento speciale sul film.

Logicamente la Rai non poteva starsene con le mani in mano, doveva cercare di mettere i bastoni tra le ruote a La7 e, per essere più precisi, al film che parla della vita del politico Giulio Andreotti. Ecco pronta la contro-programmazione: questa sera, su Rai 1, sempre alle 21, The Millionaire in prima visione, il film di Danny Boyle vincitore nel 2009 di 8 premi Oscar.

Un amore di escort

Stamattina ad Agorà, la trasmissione condotta da Andrea Vianello su Raitre, hanno intervistato una escort, una donna sui trentacinque anni, che ha raccontato di avere iniziato a fare questo lavoro tre anni fa, dopo un’esperienza come operaia e una lunga disoccupazione.

Ha confessato con onestà di essere stata attratta verso questo mondo dai soldi facili e dal gran numero di clienti, che le assicuravano guadagni eccezionali e, infine, alla giornalista che le domandava se non credeva di mortificare se stessa, ha dato una risposta illuminante, dicendo che per lei prostituirsi non è una umiliazione, perché fa parte di un patto prestabilito, di un accordo stipulato sin dall’inizio tra le parti, mentre la vera umiliazione sarebbe lasciarsi coinvolgere in una relazione impegnativa sotto il profilo emotivo e poi venire abbandonati.

Questa dichiarazione mi ha fatto molto riflettere perché, al di là di Arcore, festini e bunga bunga, credo che la ragione che spinge molte donne “normali” a vendere il loro corpo sia proprio questa: la paura di avere una delusione in un rapporto, che sia affettivo o lavorativo, nel quale si sono investite tutte le proprie forze e i propri sentimenti.
Ecco allora che di fronte a questa prospettiva appare molto più semplice scoprirsi “escort”, indossare una maschera, una corazza capaci di proteggere dalle insoddisfazioni e dalle delusioni a cui la vita, inevitabilmente e, anche, fortunatamente, ci mette davanti. In questa veste, niente può far male, perché l’unica cosa che si investe è il corpo, l’esteriorità, non il cuore e l’essenza di una persona.

E poco importa se, nella paura di cadere in piccoli fallimenti quotidiani, si finisce per cadere nel fallimento più grande: l’annullamento di se stesse.

martedì 1 febbraio 2011

Bunga Grease



Tenetevi forte...
una mirabile interpretazione della Sora Cesira
What combins Nico Ghedins?

Nuova recensione Cineland. Il discorso del re

Il discorso del re (The King's Speech)
di Tom Hooper
con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce
Storico, 111 min., Gran Bretagna, Australia, 2010

Il cinema inglese continua a indagare le figure istituzionali del recente passato, dimostrando inoltre che si possono fare ottimi film senza fare ricorso ad artifici tecnici da baracconata destinata a maxischermi e dolby surround delle moderne sale cinematografiche. E così, dopo le debolezze della regina Elisabetta (The Queen), l’umanità di Winston Churchill (Into the Storm) e i “voltafaccia” di Tony Blair (I due presidenti), ora sta a re Giorgio VI dimostrare che, in fondo, anche un regnante ha un’anima perché può trovarsi in difficoltà.

Elegante nella sua regia, Hooper esalta e ridimensiona l’handicap del protagonista: la balbuzie. Problema accresciuto dalla vista della radio, mezzo potente e spaventoso, che cominciava a far perdere ai reali il loro alone mistico, portandoli nelle case dei loro sudditi.

Firma la riuscita sceneggiatura David Seidler, e la storia che ci sta dietro è interessante come il film. Dietro l’aplomb come stile di vita, si possono nascondere molti problemi (di cui la balbuzie è solo il più evidente). Sceneggiatura che ha anche il merito di fare capire il contesto politico, pur toccandolo superficialmente, in cui si svolge la vicenda.

Colin Firth è sublime nella parte del re (molti dicono che la balbuzie è resa meglio nella versione in lingua originale, ma anche il doppiatore italiano, Luca Biagini, se l’è cavata bene).

Candidato a 12 Oscar (troppi, su questo siamo tutti d’accordo), il film è misurato, elegante, irresistibile nel suo umorismo tutto britannico. Un dovizioso viaggio dentro i tabù della stagione e della cultura post-vittoriana. Il difetto, all’epoca interpretato come una debolezza, serve a far venire a galla le componenti repressive dell’educazione nazionale.

Voto: 4/5

(Film visionato il 29 gennaio 2011)
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