martedì 1 febbraio 2011

Nuova recensione Cineland. Il discorso del re

Il discorso del re (The King's Speech)
di Tom Hooper
con Colin Firth, Geoffrey Rush, Helena Bonham Carter, Guy Pearce
Storico, 111 min., Gran Bretagna, Australia, 2010

Il cinema inglese continua a indagare le figure istituzionali del recente passato, dimostrando inoltre che si possono fare ottimi film senza fare ricorso ad artifici tecnici da baracconata destinata a maxischermi e dolby surround delle moderne sale cinematografiche. E così, dopo le debolezze della regina Elisabetta (The Queen), l’umanità di Winston Churchill (Into the Storm) e i “voltafaccia” di Tony Blair (I due presidenti), ora sta a re Giorgio VI dimostrare che, in fondo, anche un regnante ha un’anima perché può trovarsi in difficoltà.

Elegante nella sua regia, Hooper esalta e ridimensiona l’handicap del protagonista: la balbuzie. Problema accresciuto dalla vista della radio, mezzo potente e spaventoso, che cominciava a far perdere ai reali il loro alone mistico, portandoli nelle case dei loro sudditi.

Firma la riuscita sceneggiatura David Seidler, e la storia che ci sta dietro è interessante come il film. Dietro l’aplomb come stile di vita, si possono nascondere molti problemi (di cui la balbuzie è solo il più evidente). Sceneggiatura che ha anche il merito di fare capire il contesto politico, pur toccandolo superficialmente, in cui si svolge la vicenda.

Colin Firth è sublime nella parte del re (molti dicono che la balbuzie è resa meglio nella versione in lingua originale, ma anche il doppiatore italiano, Luca Biagini, se l’è cavata bene).

Candidato a 12 Oscar (troppi, su questo siamo tutti d’accordo), il film è misurato, elegante, irresistibile nel suo umorismo tutto britannico. Un dovizioso viaggio dentro i tabù della stagione e della cultura post-vittoriana. Il difetto, all’epoca interpretato come una debolezza, serve a far venire a galla le componenti repressive dell’educazione nazionale.

Voto: 4/5

(Film visionato il 29 gennaio 2011)

3 commenti:

Cannibal Kid ha detto...

non mi è proprio piaciuto, rappresenta un cinema classico cui sono proprio contrario e che vorrei veder scomparire.
la regia più che elegante l'ho trovata magniloquente ed enfatica in quasi ogni singola scena, manco si trattasse della più grande storia mai raccontata nell'umanità.
e davvero brutto il finale
(parere ovviamente del tutto personale)

A.V. ha detto...

Ma infatti ti ammiro per le tue posizioni fuori dagli schemi. Di certo non ti nascondi dietro un dito e tra una recensione conciliante e una stroncatura propendi sempre per la seconda. De gustibus non disputandum est. E infatti preferisco avere pareri come i tuoi (vedi The Box e Amabili resti) piuttosto che un asettico "hai ragione". Penso altresì, in base a tutti questi elementi, che tu sia un amante della cultura "born in the USA". (Io, invece, sono ancora ancorato alla cultura mitteleuropea).

Tizyana ha detto...

Il film ha un certo fascino e se ha ricevuto tutte queste candidature (ok un po' troppe) ci sarà pure un motivo e poi trovo parecchio bravo Colin Firth.

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